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Investimenti, il Btp non rende più: meglio puntare su fondi e conti deposito

Giulio Bucchi
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I Bot vanno sotto zero: tassi negativi a tre mesi. I Btp decennali, da par loro, hanno un rendimento inferiore al 2 per cento. Con un prestito al Tesoro, insomma, un risparmiatore non ne ricaverà nulla (senza tener conto delle imposte sulle cedole e i capitali, delle commissioni d'acquisto e di vendita e delle spese di custodia del titolo. A questi livelli, dunque, almeno per ora, come ricordava Ugo Bertone su Libero del 6 dicembre, i conti deposito possono essere più generosi del Tesoro. Diversi istituti per un deposito vincolato a 365 giorni offrono rendimenti fino al 2,30%: al netto di bollo e tasse, il risparmiatore può sperare, a fine 2015, di incassare 150 euro di interessi. Di fronte a certe cifre, però, è difficile parlare di risparmio. Il deposito, così come l'investimento a rischio zero in un titolo di Stato ha ormai più il sapore di un parcheggio piuttosto che di una forma di impiego del risparmio.  Il calo dei tassi, inoltre, favorisce la svalutazione dell'euro: un 10% in meno rispetto al dollaro vale un punto di Pil grazie alla maggior competitività delle esportazioni italiane. E poi, anche sul fronte dei rendimenti striminziti, c'è un rovescio positivo della medaglia. Le banche hanno meno convenienza a investire in Btp o Bot. E per la prima volta da cinque anni, tornano a crescere i mutui alle famiglie e i prestiti alle piccole imprese. Insomma, non è il caso di esultare, ma nemmeno di cedere allo sconforto: meno Bot, più attenzione al risparmio gestito, badando a diversificare le forme di risparmio. Magari puntando su quei settori (le telecomunicazioni ad esempio) meno sensibili al greggio. O sui dividendi: non sono poche le cedole che rendono più del 3 per cento.

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