Cerca
Cerca
+

Iva, la cresta di governo su 16 miliardi di euro

Andrea Tempestini
  • a
  • a
  • a

Buttato lì come se niente fosse nella legge di Stabilità, c'è un cavillo che rischia di mettere in ginocchio migliaia di aziende e al tempo stesso spingere molte imprese trasformatrici ad acquistare materie prime all'estero, negli altri Paesi Ue, piuttosto che in Italia. A meno che il Senato con un colpo di buon senso e di giustizia si muova per lo stralcio dell'emendamento che in base al meccanismo del “reverse charge”, prevede che i fornitori della grande distribuzione emettano fatture senza l'applicazione dell'Iva (cessione di beni a ipermercati, supermercati e discount). In sostanza i fornitori della grande distribuzione emetteranno fatture articolo 7, senza Iva, ma pagheranno le materie prima con l'Iva. Col risultato che non potranno compensare i crediti in corso d'anno. Saranno costrette a chiedere i rimborsi allo Stato a cui anticipano liquidità. E saranno tenute ad aspettare se va bene un anno. Se va male, almeno cinque. Prendendo a parametro il fatturato complessivo della grande distribuzione che viaggia sui 130 miliardi si arriva a una cifra recors di circa 15/16 miliardi all'anno. Una botta enorme per il comparto. E chiaramente un modo, per lo Stato di finanziarsi a costo zero sulle spalle delle aziende. «Tale misura», commenta il Presidente di Confindustria Cuneo Franco Biraghi, il primo e al momento l'unico a denunciare la furbata, «che viene spacciata come lotta all'evasione fiscale - denuncia Biraghi - non consiste in altro che in un prestito forzoso e senza interessi concesso allo Stato dalle aziende che forniscono i beni di consumo alla distribuzione organizzata. La sua portata è devastante: moltissime imprese fornitrici resteranno senza liquidità perché non incassando più l'Iva, saranno costrette a chiedere il rimborso che riceveranno solo dopo anni di attesa e solamente se saranno in grado di fornire una fideiussione». E questo è solo il primo effetto deleterio. Il secondo riguarda il made in Italy. I fornitori della Gdo saranno spinti a fare acquisti nei Paesi esteri dove potranno evitare l'esborso Iva. Il latte, le nocciole, e altri prodotti dell'agricoltura italiana subiranno un tracollo. Senza contare che a soffocare saranno numerosi settori. Dalle pentole, agli altri beni per la casa. Non solo l'agroalimentare. Quanti posti di lavorano sono a rischio? Non è dato saperlo. Soprattutto il governo è ancora in tempo per fare marcia indietro e così il Senato potrà prestare ascolto alla missiva di Confindustria Cuneo. «Ogni Parlamentare cuneese, eletto in Italia o in Europa, ha scritto l'associazione di Categoria, «deve essere conscio del danno che provocherà questo sciagurato provvedimento che inciderà in modo particolare sul territorio della nostra provincia dove l'agro alimentare e l'industria manifatturiera sono fortemente presenti». L'emendamento infilato nel totale silenzio è purtroppo accompagnato da una altra brutta notizia per il contribuente. Nonostante fosse stata promessa la depenalizzazione dell'omesso versamento dell'Iva, il reato resta vivo e vegeto. L'unica magra consolazione è che la soglia per fare scattare il processo verrà innalzata a 150mila euro. Se si allarga il discorso all'abuso di diritto, l'ennesima occasione persa per pareggiare i rapporti tra Stato e cittadini. Anche se probabilemnte non è un caso. Uno Stato disposto a mettere in ginocchio una filiera da 130 miliardi deve proprio essere alla canna del gas. Figuriamoci se decide di mettersi alla pari dei cittadini. di Claudio Antonelli

Dai blog