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Gucci: a Report servizio diffamatorio

Matteo Legnani
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«Gucci si dissocia nel modo più assoluto dai contenuti e dalla forma del servizio mandato in onda domenica 21  dicembre nell'ambito della trasmissione Report. La signora Gabanelli  non ha mai posto a Gucci alcuna domanda pertinente su quanto da cinque mesi stava girando. Telecamere nascoste o utilizzate in maniera  inappropriata, solo in aziende selezionate ad arte da Report (3  laboratori su 576), non sono testimonianza della realtà Gucci». La  maison fiorentina, di proprietà del gruppo francese Kering, ribatte  punto per punto alle accuse contenute nel servizio stesso, affidando a una lunga nota le proprie osservazioni. Innanzitutto Gucci respinge al mittente l'accusa di "consigliare  l'utilizzo di 'forza lavoro cinese a basso costo'. Tutto ciò è falso e destituito di ogni fondamento e fortemente diffamatorio. Gucci produce il 100% della pelletteria in Italia dando lavoro a oltre 7.000 addetti tra fornitori di primo livello (1.981) e fornitori di secondo livello. Di questi addetti, circa il 90% sono di  nazionalità italiana, mentre tutte le 576 aziende sono italiane. Tutti i fornitori di primo e di secondo livello vengono regolarmente  controllati (circa 1.300 verifiche l'anno, anche notturne) sul  rispetto delle regole e il corretto trattamento delle persone". Gucci "depreca la rappresentazione che Report ha voluto dare di un'azienda che, contrariamente da quanto rappresentato, da anni sta operando per mantenere la produzione in Italia e percorrerà tutte le strade per tutelare i propri diritti, la propria immagine e il proprio marchio, nonché il lavoro di oltre 45.000 persone in Italia tra dipendenti diretti e filiera produttiva".    

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