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Tariffe, in Italia i rincari peggiori d'Europa (Spagna esclusa): i calcoli della Cgia di Mestre

Andrea Tempestini
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Italia sul podio per i rincari tariffari più elevati in Europa. Tra il 2010 e il 2014, solo in Spagna le tariffe pubbliche sono rincarate più delle nostre. Se a Madrid l'aumento medio è stato del 23,7 per cento, in Italia, come del resto è successo in Irlanda, l'incremento è stato del 19,1 per cento. Tra i grandi Paesi d'Europa, invece, la Francia ha registrato un rincaro medio del 12,9 per cento, mentre la Germania ha segnato un ritocco all'insù dei prezzi solo del 4,2 per cento. L'area dell'euro ha subito un incremento dei prezzi amministrati dell'11,8 per cento: oltre 7 punti percentuali in meno che in Italia. È quanto emerge dalle rilevazioni dell'Ufficio Studi della Cgia, che, in particolare, segnala, nell'ultimo anno il 'boom dei rifiutì: con l'introduzione della Tari, infatti, gli italiani hanno pagato il 12,2 per cento in più. I calcoli effettuati dall'associazione degli artigiani di Mestre, oltre a eseguire una comparazione tra l'andamento delle tariffe amministrate nei principali Paesi d'Europa, hanno analizzato anche il trend registrato tra il 2004 e i primi 11 mesi del 2014 delle tariffe dei principali servizi pubblici presenti nel nostro Paese. Negli ultimi 10 anni, a fronte di un incremento dell'inflazione che in Italia è stato del 20,5 per cento, l'acqua è aumentata del 79,5 per cento, i rifiuti del 70,8 per cento, l'energia elettrica del 48,2 per cento, i pedaggi autostradali del 46,5 per cento, i trasporti ferroviari del 46,3 per cento, il gas del 42,9 per cento, i trasporti urbani del 41,6 per cento, il servizio taxi del 31,6 per cento e i servizi postali del 27,9 per cento. Tra tutte le voci analizzate, solo i servizi telefonici hanno subito un decremento: -15,8 per cento. «Nel nostro Paese -sottolinea il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi - i rincari maggiori hanno interessato le tariffe locali. Se per quanto concerne l'acqua i prezzi praticati rimangono ancora adesso tra i più contenuti d'Europa, gli aumenti registrati dai rifiuti sono del tutto ingiustificabili. A causa della crisi economica, negli ultimi 7 anni c'è stata una vera e propria caduta verticale dei consumi delle famiglie e delle imprese: conseguentemente è diminuita anche la quantità di rifiuti prodotta. Pertanto, con meno spazzatura da raccogliere e da smaltire, le tariffe dovevano scendere, invece, sono inspiegabilmente aumentate. Si pensi che nell'ultimo anno, a seguito del passaggio dalla Tares alla Tari, gli italiani hanno pagato addirittura il 12,2 per cento in più, contro una inflazione che è aumentata solo dello 0,3 per cento». «Gli aumenti del gas - spiega Bortolussi - hanno sicuramente risentito del costo della materia prima e del tasso di cambio, mentre l'energia elettrica dell'andamento delle quotazioni petrolifere e dell'aumento degli oneri generali di sistema, in particolare per la copertura degli schemi di incentivazione delle fonti rinnovabili. I trasporti urbani, invece, sono stati condizionati dagli aumenti del costo del carburante e quello del lavoro. Non va nemmeno dimenticato che molti rincari sono riconducibili anche al peso fiscale che grava sulle tariffe che, purtroppo, da noi tocca punte non riscontrabili nel resto d'Europa». «Inoltre, nonostante i processi di liberalizzazione avvenuti in questi ultimi decenni abbiano interessato gran parte di questi settori, i risultati ottenuti - evidenzia Bortolussi - sono stati poco soddisfacenti. In linea di massima, oggi siamo chiamati a pagare di più, ma la qualità dei servizi resi non ha subito sensibili miglioramenti. Speriamo che la riduzione del prezzo del petrolio registrata in questi ultimi mesi comporti per l'anno venturo una contrazione delle tariffe, soprattutto di luce, gas e trasporti che sono le principali voci di spesa che gravano sui bilanci delle famiglie e delle piccole imprese italiane».

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