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"Montepaschi verso la nazionalizzazione": i guai dei banchieri li paghiamo noi

Allarme del presidente Profumo: senza aumento di capitale Mps passerà allo Stato E alla Fondazione chiede un passo indietro

Giulio Bucchi
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di Carlo Cambi Alessandro Profumo veste i panni del Marchese di Marignano. E ai senesi corre, quasi mezzo millennio dopo la battaglia di Scannagallo, un brivido lungo la schiena. Il presidente del Monte dei Paschi (forse) di Siena scandisce, nell'auditorium di Rocca Salimbeni dove è radunato poco più del 51% del capitale per l'assemblea dei soci che deve approvare un bilancio disastroso e l'azione di responsabilità contro l'ex presidente Giuseppe Mussari e l'ex direttore generale Antonio Vigni, una sentenza: «La principale sfida che ha davanti la banca è il rimborso dei Monti Bond. Dobbiamo farcela, è l'unico modo per mantenere l'indipendenza e la sede a Siena. Ma dico con chiarezza che nulla è scontato». Tradotto: il governo ci ha prestato oltre 4 miliardi, pari all'incasso dell'Imu, ma noi oggi non siamo in condizione di restituirli. Dunque Mps potrebbe passare per una rapida nazionalizzazione per essere ricollocato sul mercato.  Alessandro Profumo ha usato più bastone che carota - mi bastano due righe per andarmene, mi sono ridotto il compenso perché ho del mio e se sto qua è per dimostrare che so fare il banchiere – ed ha precisato: «Per restituire i Monti Bond che peraltro l'Europa non ha ancora approvato c'è una strada obbligata:  recuperare redditività e patrimonializzare la banca passando per un aumento di capitale. Che però non si può fare finché l'Europa non ce lo concede».  Leggi l'articolo integrale di Carlo Cambi  su Libero in edicola oggi, martedì 30 aprile

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