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Cgil, lo studio: "Torneremo ai livelli occupazionali pre-crisi solo nel 2076

Susanna Camusso

E' lo scenario da incubo delineato da uno studio del sindacato guidato dalla Camusso. Se non ci fosse stata la crisi - si legge - avremmo avuto una crescita di circa il 20% del Pil

Sebastiano Solano
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La ripresa arriverà solo nel 2076. E' questa la tetra previsione della Cgil che stima in 63 anni il tempo necessario aper ritornare ai livelli occupazionali del 2007, ossia a 25.026.400 unità di lavoro standard. E' questo, nella peggiore delle ipotesi, il futuro che ci attende. Come emerge dal rapporto della Cgil, infatti, proiettando infatti la ripresa calcolata dall'Istat, ovvero moltiplicando nel tempo il tasso previsto per il 2014 (pari a un +0,7%) fino a raggiungere il livello 2007, dallo studio emerge che il livello del Pil pre-crisi verrebbe recuperato nel 2026 (in 13 anni dal 2013): il tempo necessario per colmare il 'gap' di 112 miliardi tra il Pil del 2014 (1.380 miliardi) e del 2007 (1.492 miliardi).  Cgil Cassandra - Il livello dell'occupazione, invece, verrebbe ripristinato soltanto nel 2076 (in 63 anni dal 2013), per tornare cioè alle 25.026.400 unità di lavoro standard nel 2007. Ma il sindacato guidato guidato da Susanna Camusso prende in considerazione anche ipotesi, per così dire, più ottimistiche. Se la crescita fosse quelle media del periodo 2000-2007 - spiegano dall'ufficio economico della Cgil - il Pil recupererebbe in 7 anni. In questo caso il risultato prevede che il livello del Pil, dell'occupazione e dei salari verrebbe ripristinato nel 2020 (7 anni dopo il 2013) mentre quello della produttività nel 2017 e il livello degli investimenti nel 2024 (12 anni dopo il 2013).  Centralità del lavoro - Lo studio della Cgil calcola inoltre anche la perdita cumulata generata dalla crisi, cioè il livello potenziale di crescita che si sarebbe registrato nel caso in cui la crisi non ci fosse mai stata, e che è pari a 276 miliardi di euro di Pil (in termini nominali oltre 385 miliardi, circa il 20% del Pil). Uno studio, quindi, funzionale alla Cgil per rivendicare la centralità del lavoro. Agli italiani, invece, non resta che fare gli scongiuri.

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