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Due per mille ai partitilegge già sul binario morto

Letta chiede di riscrivere il testo, abolendo la percentuale che i contribuenti possono destinare alle forze politiche. Ma ora non sa più dove trovare i soldi

Franco Bechis
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Non ha ancora visto la luce ed è già un flop la nuova legge sul finanziamento dei partiti voluta da Enrico Letta. Il consiglio dei ministri aveva approvato la prima bozza di testo chiedendo all'ufficio legislativo alcune correzioni tecniche prima di inviarlo in Parlamento, martedì sera però è scattato l'allarme rosso. E il premier stesso, secondo quello che risulta a Libero, avrebbe chiesto di fare saltare l'articolo 4 del testo, che assegnava il due mille dell'Irpef ai partiti politici. Uno stop clamoroso, perché era proprio quello l'unico tesoretto possibile per i partiti, che nei prossimi tre anni vedranno ridursi l'attuale rimborso elettorale da 91 milioni di euro (2013), a  54,6 milioni (2014),  45,5 milioni (2015) e 36,4 milioni (2016). Da allora in poi, secondo la proposta di Letta,  i partiti avrebbero dovuto contare solo su contributi privati fiscalmente detraibili, su aiuti in natura (sedi e servizi gratuiti o scontatissimi da parte dell'amministrazione pubblica) e come unica fonte di entrata sicura, proprio su quel due per mille della dichiarazione dei redditi degli italiani. Quel testo approvato nel consiglio dei ministri però aveva una grandissimo rischio, colto da Letta in extremis: rischiare di travolgere con questa vicenda anche l'8 per mille alla Chiesa cattolica. Leggi l'approfondimento di Franco Bechis su Libero in edicola giovedì 6 giugno

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