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Come salvare il conto dai maxi-prelievi stile Cipro

L'Europa ha deciso: se fallisce la banca pagano correntisti e azionisti. Ecco un breve vademecum per difendersi

Andrea Tempestini
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Dell'accordo raggiunto nel cuore della notte tra mercoledì e giovedì all'Ecofin ve ne abbiamo dato conto qualche ora fa. Il succo? Se fallisce la banca paga chi ha il conto corrente. Dal 2013 gli istituti di credito in default, infatti, non potranno più essere salvati dagli Stati: ci penseranno gli investitori, tranne quelli con depositi sotto i 100mila euro. Coinvolti nel salvataggio anche gli azionisti e gli obbligazionisti. Una serie di buone ragioni per mettersi subito al riparo. Come? Ce lo spiega Ugo Bertone, in un articolo su Libero di venerdì 29 giugno, di cui qui vi riportiamo un estratto. Segue parte dell'articolo di Ugo Bertone. (...) In linea di massima, dicono gli esperti, non ha senso spremersi troppo le meningi per aggirare la regola. Semmai nasceranno alternative al conto corrente (e al conto deposito) che garantiranno disponibilità liquide quasi a vista con strumenti di altra natura, come i fondi liquidità.  Più interessante, sul piano pratico, il tema delle obbligazioni che non sono tutte eguali. Ci sono obbligazioni subordinate o senior, che garantiscono il rimborso ai portatori solo dopo  i creditori ordinari. E ci sono obbligazioni ordinarie protette quasi quanto i depositi. In linea di massima, le prime hanno tassi di interesse più alti, giustificati dal rischio più elevato. (...) D' ora in poi sarà necessario farsi precisare allo sportello se le obbligazioni offerte saranno subordinate o meno. Lasciate ogni speranza, azionisti di banche in default. A pagare il prezzo sarete innanzitutto voi, che avete avuto l'ardire di scommettere su titoli di banche in crisi, confidando in una resurrezione aiutata dalle autorità di Stato. D'ora in poi le autorità comunitarie vigileranno contro eventuali «regali», senza fare sconti nemmeno ai piccoli azionisti. Scordatevi i warrant o altri interventi a favore dei soci minori, come ai tempi del Banco Ambrosiano. Se volete puntare sulle azioni bancarie, meglio affidarsi ad un fondo, gestito da professionisti che non dovrebbero farsi cogliere di sorpresa. Pensateci bene quando la banca vi chiederà di sottoscrivere azioni dell'istituto (magari non quotato) per concedervi un mutuo o un affidamento: il rischio sarà tutto vostro. Certo, la regola varrà dal 2018, ma è meglio muoversi per tempo.

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