Economia, le minacce nazionali e internazionali sui soldi dei risparmiatori
A dieci anni dalla più grave crisi economica degli ultimi tempi, i dati relativi ai depositi di famiglie e imprese dicono chiaro e tondo che è la cautela a farla da padrona. Lo spavento da quel crac del 2007 ha portato gli imprese e famiglie italiane a mettere sempre più denaro al riparo nei propri conti, solo nell'ultimo anno le riserve bancarie, riporta il Tempo sulla base dei dati di Unimpresa, sono aumentate di oltre 50 miliardi di euro, di cui solo 21 miliardi vengono dai fondi delle imprese. Con le notizie economiche piovute negli ultimi mesi però, sembravano ormai archiviati a una fase storica lontana tutti quei timori sullo spread a livelli record, l'instabilità delle Borse e quella ripresa che mancava sul Pil italiano a lungo. Il peggio, insomma, sembrava passato, ma il tempo della cautela non sarebbe ancora finito del tutto. A riportare più di una paura tra i risparmiatori che vogliono investire il proprio salvadanaio sono le incognite sul futuro che arrivano dall'estero e dalla politica italiana, un mix micidiale che deve far tenere i piedi per terra. Le prime fibrillazioni tra gli operatori nei mercati internazionali si stanno facendo evidenti con l'escalation militare tra Stati Uniti e Corea del Nord. A ogni minaccia, scattano le vendite e i titoli saltellano come sulle montagne russe. E di certo non aiutano le tensioni tra Donald Trump e il Venezuela, importante esportatore di petrolio. L'instabilità sull'oro nero potrà risentire anche della guerra più o meno evidente tra Qatar e la monarchia saudita. Nell'area dei grandi giacimenti petroliferi i nervi a fior di pelle rischiano di far degenerare la situzione, minacciando le rotte di petrolio e gas. Non arrivano buone notizie neanche sul fronte interno italiano. La campagna elettorale entrerà nel vivo già dal prossimo settembre per arrivare al voto solo nella successiva primavera. Il risultato delle urne è tutt'altro che scontato, l'ascesa costante del Movimento cinque stelle, riottoso all'idea di un alleanza politica, è un rebus tutto da decifrare per gli analisti che prediligono per forza di cose un governo più stabile possibile. Ora che il bazooka del governatore della Bce, Mario Draghi, ha sostanzialmente raggiunto il suo obiettivo, la politica di aiuti per i Paesi dell'area euro sta per finire, con immediati effetti per gli investitori che finora si sono misurati con una politica a tassi vicini allo zero. Gli investimenti saranno spinti verso il mercato delle obbligazioni, a discapito delle Borse e quindi dei prezzi.