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La spaventosa scommessa sulla bancarotta dell'Italia. Il super-fondo ci affonda: quando cadremo in miseria

Giovanni Ruggiero
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Non è mai bello augurare l' insuccesso altrui ma nel caso di Bridgewater si può fare un' eccezione. Per due motivi. Il primo è che il più grande fondo speculativo al mondo guidato dal famigerato Ray Dalio, così come i suoi colleghi, fa lo stesso o peggio: si arricchisce sperando che società sostenute da milioni di piccoli azionisti crollino in Borsa e, se capita, dà spallate a interi Paesi, scommettendo sulle loro valute magari indebolite o traballanti, grazie all' enorme potenza di fuoco che il comparto è in grado di generare e all' effetto trascinamento che funziona tanto bene nei mercati finanziari. E poi perché questa volta Dalio, professionista italo americano molto ascoltato a Wall Street e quindi ovunque, vuole farsi l' ennesima villa al mare puntando al ribasso su otto aziende italiane: cinque banche (Intesa Sanpaolo, Unicredit, BancoBpm, Ubi e Bper) più Enel, Generali e Prysmian. Più che villa, un villone visto che la scommessa al ribasso vale complessivamente 1,1 miliardi di dollari. Ma potrebbe anche rimanere a bocca asciutta o peggio (per lui) contabilizzare forti perdite se i titoli in questione dovessero salire, come ovviamente si augura, forse con troppo garbo, il numero uno di Intesa, Carlo Messina: «Secondo me perderanno una significativa opportunità di fare soldi con queste buone azioni italiane». Chi vincerà la scommessa? Secondo Bloomberg, che nei giorni scorsi ha lanciato la notizia, Bridgewater ha avuto una soffiata sull' irrigidimento delle regole sui crediti deteriorati proposto dalla Banca centrale europea direttamente da Francoforte e ha agito di conseguenza anticipando il mercato. Va però detto che le regole della finanza, piaccia o no, sono queste e che la super puntata di Dalio, la più ampia in Europa, è una conseguenza della continua debolezza del sistema Italia, non solo di quello bancario, nonostante le dichiarazioni ultra ottimistiche dei vari membri del governo. È più che un campanello d' allarme, è uno squillo di tromba all' orecchio di Padoan. Se Bridgewater si augura il tonfo di Piazza Affari, vuol dire che ha i suoi buoni motivi. Dall' annuncio della Bce, i titoli bancari hanno innestato la retromarcia ma da un paio di sedute la tendenza si è nuovamente invertita. «Mi sembra che Bridgewater sia arrivato tardi - ha detto a Bloomberg Nicolas Roth, co-responsabile degli asset alternativi alla Reyl&Cie di Ginevra - visto che i bilanci delle banche italiane, seppure lentamente, si stanno ripulendo». Anche se non è affatto detto che il peggio sia alle spalle, non è neppure detto che il fondo statunitense sia un avvoltoio infallibile. Jim Grant, autore della popolare newsletter "Grant' s Interest Rate Observer" ha scritto che Dalio è più occupato a promuovere il suo libro e attaccare la stampa su Twitter che far funzionare il fondo da 160 miliardi che ha creato. Anche perché il suo ruolo è stato ridimensionato, da co-amministratore delegato a co-Chief innovation officer. Grant insomma scommette al ribasso su Bridgewater. di Antonio Spampinato

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