Banche, i dubbi sul magistrato. Le carte che lo smascherano: Etruria, il sospetto sulle balle
C'è qualcosa che non torna sulla vicenda tra Banca Etruria e Bankitalia. Il sospetto del presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sul sistema Bancario, Pierferdinando Casini, è nato dopo l'audizione di giovedì del titolare dell'inchiesta sul crac della banca aretina, Roberto Rossi, che come riporta il Corriere della Sera, avrebbe fornito versioni diverse da quelle che emergono dagli atti nelle mani dei parlamentari. Il sospetto anzi è che il magistrato, già coperto dall'ombra della consulenza ottenuta dal governo, abbia "mentito prospettando una situazione ben diversa da quella che invece ha portato al fallimento". I dubbi dei commissari sono proprio sull'orientamento delle indagini che il procuratore di Arezzo sta svolgendo, concentrato com'è più sulle possibili responsabilità di Bankitalia che non avrebbe vigilato, più che sui vertici delle banche. Un percorso sempre in linea con la posizione renziana all'interno del Pd, ormai decisamente in rotta con il governatore Ignazio Visco, colpevole di non aver svolto il suo ruolo di controllo prima del disastro bancario. Le incongruenze sulla versione rilasciata da Rossi in commissione però partono già dall'operazione di integrazione tra Banca Popolare di Vicenza e Banca Etruria. Al magistrato è sembrato strano che "la Banca d'Italia avesse inoltrato a Banca Etruria un invito di integrazione con la Banca Popolare di Vicenza che era in condizioni simili". Stando alle carte, invece, Visco avrebbe scritto prima ai vertici di Etruria per evidenziare le "rilevanti criticità" dovute anche "alle dimensioni del portafoglio deteriorato", aggiungendo che la Banca "non sia più in grado di percorrere in via autonoma la strada del risanamento". Bankitalia avrebbe provato a vederci chiaro convocando i vertici di Banca Etruria e spingendo per la ricerca di "un gruppo di adeguato standing in grado di apportare le necessarie risorse patrimoniali, manageriali e professionali". Il 29 gennaio 2014 si è fatta avanti solo la PopVicenza con "un'Opa per cassa su almeno il 90% del capitale". Nei verbali di Bankitalia ci sarebbero abbondanti trascrizioni delle trattative in corso, financo il 18 giugno 2014, quando il capo della Vigilanza, Carmelo Barbagallo, ha dato atto che il negoziato fosse fallito "perché Etruria ha formalmente respinto la proposta di Opa", proponendo quindi "un'approfondita ed estesa opera di revisione degli impieghi riguardante la corretta classificazione di vigilanza e un aggiornata valutazione del grado di recuperabilità".