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Spread, il piano giapponese per salvarsi dalla finanza: in campo i cittadini, rischi e benefici

Caterina Spinelli
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"Non staremo fermi, abbiamo più di un'idea sul problema dello spread". Ne è convinto Matteo Salvini, che, a margine dell'incontro del G6 a Lione, ha espresso l'idea dei Cir, i nuovi Conti individuali di risparmio, da inserire nel dl fiscale legato alla manovra di governo. L'obiettivo è incentivare i risparmiatori italiani a investire in titoli di Stato, in cambio di un credito d'imposta oltre al tassazione agevolata del 12,5% sui titoli di Stato rispetto all'aliquota del 26% per le rendite finanziarie. Se buona parte degli italiani comprasse più titoli "Made in Italy" anziché lasciare oltre 1.000 miliardi di euro sui conti correnti - secondo la Lega - il Paese sarebbe meno esposto agli umori degli investitori internazionali e alla speculazione. Una soluzione, questa, "copiata" dal Giappone che alcuni anni fa ha tenuto a bada lo spread proprio con questo metodo. Il Sol Levante e il Belpaese hanno difatti una cosa in comune: sono tra i paesi con il più alto tasso debito pubblico/Pil al mondo. Leggi anche: Manovra, Salvini è fiducioso: "Tutti investiranno in Italia" La proposta leghista non finisce qui: alcuni di questi investimenti andranno a finanziare le infrastrutture. Ma come sarà possibile verificare che i nostri risparmi finanzino davvero quell'edificio e dunque che i nostri soldi non vadano a finire in altre tasche? Una domanda a cui serve una risposta un poco più precisa. Ma non è tutto, perché quasi sicuramente questa proposta dovrà affrontare le tagliole di Bruxelles, in quanto uno Stato non può decidere di favorire la sottoscrizione del suo debito rispetto a quello di altri Paesi. Ma, lo si vede soprattutto in questi ultimi tempi, le regole sono fatte per essere cambiate. O anche stravolte. Leggi anche: Spread, Mps è a rischio a causa dell'aumento per gli interessi E i risparmiatori cosa ci guadagnerebbero? La domanda cambia caso per caso, una cosa però è certa, un investitore dovrebbe valutare quanto ha già scommesso sull'Italia con tutti i suoi investimenti (finanziari, ma anche immobiliari). E da questo punto di vista possiamo dire che il risparmiatore medio italiano ha scommesso già parecchio: possiede infatti una liquidità elevatissima su banche italiane, spesso non ha solo una casa di proprietà, detiene anche obbligazioni (soprattutto titoli di Stato o di banche che gli hanno rifilato i propri titoli) e azioni italiane in buona percentuale. Il tipico risparmiatore è insomma poco diversificato e molto dipendente dall'andamento della "nave" Italia.

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