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Luca Ricolfi: "Italia verso il crac economico se non si abbassano le tasse"

Cristina Agostini
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"E' strano, ma nessuno aveva ancora provato a calcolare quanto, complessivamente, ci è finora costata l'incertezza politico-finanziaria che si è instaurata in Italia dopo le elezioni del 4 marzo 2018". Luca Ricolfi, in una intervista a ItaliaOggi, commenta i dati delle ricerca effettuata dalla sua Fondazione Hume: le perdite virtuali di Borsa, obbligazioni e titoli di Stato, esclusi quelli detenuti da Banca d'Italia e investitori esteri, sono arrivate a 164,6 miliardi di euro. Per i mercati il problema, spiega Ricolfi, è "la nostra inaffidabilità".  E "se l' economia europea rallenta, noi che da vent'anni cresciamo la metà degli altri paesi inevitabilmente ci fermiamo". L'unico modo di uscire da questa situazione, continua il sociologo, "è una drastica riduzione dell'imposta societaria (Ires + Irap), che è però anche l'unico punto del programma gialloverde sostanzialmente inattuato. Gli sgravi fiscali previsti sono ridicoli, e compensati da maggiori tasse". E Matteo Salvini che "si è intestato la riforma previdenziale della Fornero", quando "si è accorto che costava troppo", "ha dovuto rinunciare alla riduzione delle tasse sulle imprese che invece avrebbe dato una spinta immediata all'economia".  Infine la profezia: "A breve il rallentamento dell' economia, accompagnato da uno spread a quota 300, colpisce soprattutto i ceti medi, che detengono ricchezza finanziaria sensibile, ovvero azioni, titoli di Stato, obbligazioni. Nel medio periodo, ossia dopo le elezioni europee, a soffrire saranno prima le imprese, poi i ceti popolari, con la distruzione di un bel po' di posti di lavoro. Nel lungo periodo il conto lo pagheranno i nostri figli e nipoti, perché ogni aumento del debito pubblico, comunque vadano le cose, toglie gradi di libertà alle generazioni future".

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