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Procedura d'infrazione, il piano assassino dell'Europa sull'Italia: come ci vogliono ammazzare

Gino Coala
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L'ingresso dell'Italia nel tunnel della procedura d'infrazione europea è ormai inevitabile, ma quel che farà la differenza sarà quanto il governo riuscirà a spuntare nella trattativa con Bruxelles, sempre che ci siano ancora margini di manovra. In linea teoria, la procedura di infrazione per eccessivo deficit, anche se sotto accusa c'è l'andamento del debito, potrebbe avere un costo molto alto per le casse italiane. Leggi anche: Mattarella, il pressing selvaggio del Quirinale sul governo: "Ecco di chi non dovete fidarvi" La mannaia della Commissione europea potrebbe imporre nei prossimi anni una serie di manovre correttive per ridurre l'indebitamento, con falciate di almeno 8-10 miliardi all'anno, oltre che un deposito cauzionale di 3,5 miliardi a garanzia degli obiettivi. Le richieste Ue però potrebbero spingersi fino a un piano più drastico per ridurre il debito pubblico, con un taglio ancora difficile da immaginare, ma che potrebbe arrivare fino a 65 miliardi l'anno. Nel caso in cui il governo si rifiutasse di seguire le nuove indicazioni europee, potrebbe scattare anche la soluzione finale, con l'acquisizione delle somme deposittate che arriverebbero fino allo 0,5% del Pil, il blocco degli impegni e poi il versamento dei fondi europei di circa una decina di miliardi l'anno. Il rischio maggiore quindi riguarda il taglio del debito pubblico, oggi al 130% del Pil. Un taglio della parte eccedente del 60% del Pil di un ventesimo all'anno sarebbe pari a circa 63,7 miliardi di euro all'anno. I conti pubblici sarebbero messi sotto stretta osservazione della Commissione, con report semestrali su ogni mossa che il governo ha in mente di fare. Un vero e proprio commissariamento dal quale l'Italia potrebbe uscire solo quando la riduzione del debito avesse raggiunto un passo "soddisfacente". E chi lo decide naturalmente è sempre la Commissione europea.

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