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Banche, raid nel tuo conto corrente: quanti soldi perdi per le tasse messe dal governo

Davide Locano
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Il piatto è servito. E non è quello previsto dal menu. La versione del governo è che la manovra colpisce solo le grandi banche e le grandi assicurazioni (come se quelle piccole fossero esentate dagli aumenti di imposta) e non toglie un euro dalle tasche dei contribuenti. Le tasse, però, sono come i torrenti. Se modifichi qualcosa sopra il cocuzzolo della montagna, prima o poi gli effetti arrivano anche a valle. E a volte sono peggio di quello che ci si aspettava. I balzelli inseriti dal ministro dell' Economia, Giovanni Tria, a carico di banche e assicurazioni (5,6 miliardi nei prossimi tre anni) per tentare di far tornare i traballanti conti pubblici avranno ripercussioni sui prodotti offerti alla clientela, dalle polizze ai conti correnti, fino a prestiti. Non sarà lo spread a far salire il costo di mutui e finanziamenti, ma la necessità degli istituti di credito di compensare le nuove uscite. Leggi anche: Pensioni, clamorosa beffa in Quota 100 CERTEZZA Una supposizione? Una certezza, almeno stando alle parole del presidente dell' Associazione bancaria italiana. «Le banche non possono aumentare le proprie tariffe dalla sera alla mattina, ci devono essere alcuni fattori e se tra questi fattori c' è la tassazione allora è legittimo che ci siano rincari dei servizi», ha spiegato Antonio Patuelli. Il fenomeno si era già verificato negli anni scorsi, in occasione della risoluzione delle quattro popolari (Etruria & C.) finite in default. Il salvataggio fu fatto ad opera del sistema creditizio, attraverso il Fondo interbancario di risoluzione, ma il salasso fu rapidamente riversato sui consumatori, attraverso l' aumento delle tariffe. Lo stesso accadrà nei prossimi mesi. Ma quella di banche e assicurazioni non è l' unica bastonata "occulta" che si prepara ad arrivare sulla schiena degli italiani. Un'altra ben più spiacevole sorpresa allieterà le tasche già poco piene dei contribuenti. Ad annunciarlo non sono le associazioni dei consumatori o le opposizioni, sempre pronte a criticare, ma Moody' s. Per quanto discussa e a volte discutibile nei suoi giudizi, l' agenzia di rating ha fior di analisti a libro paga che due conti li sanno fare. E i calcoli, molto verosimili, dicono che circa l' 80% dei governi regionali e locali approfitterà dello sblocco degli aumenti di Irap, Imu, Tasi e addizionale Irpef disposto dall' esecutivo per compensare gli enti dei minori trasferimenti pubblici dallo Stato centrale. STANGATA La stangata non arriverà per tutti. Secondo Moody' s «a beneficIare della possibilità offerta dal governo dovrebbero essere soprattutto realtà di piccole e media dimensione nel Nord e Centro del Paese, dove ai tempi del congelamento delle imposte, datato 2016, le maggiorazioni erano particolarmente basse». Al contrario, «i rincari dovrebbero essere più moderati nei grandi centri come Milano, Torino, Napoli e Roma o in regioni come il Lazio e il Piemonte», dove i livelli erano già vicini ai massimi previsti. Ma la sostanza non cambia: l' aumento di imposte previsto sul territorio nazionale si aggira sui 2 miliardi di euro. Una botta che rischia di dare il colpo di grazia al mercato immobiliare, già moribondo. «I nuovi dati Istat registrano lo stato di crisi senza precedenti del settore. Nell' ultimo anno, i prezzi delle abitazioni esistenti sono diminuiti di un ulteriore 1,3%. Dal 2010, appena prima dell' introduzione dell' Imu, la riduzione è pari al 22,9%», spiegano da Confedilizia. «I risparmi degli italiani vanno in fumo e la politica», denuncia il presidente Giorgio Spaziani Testa, «non solo continua a girarsi dall' altra parte, ma concede addirittura ai comuni, per la prima volta dopo tre anni, la libertà di aumentare ancora le aliquote della già folle patrimoniale sugli immobili rappresentata dai 21 miliardi di euro annui di Imu e Tasi (per un totale di 150 miliardi dal 2012 a oggi). di Sandro Iacometti

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