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Def, i numeri su tasse e lavoro che condannano gli italiani: che fine fanno i nostri soldi

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Gino Coala
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Alla fine hanno vinto i gufi, commenta ironicamente Maria Stella Gelmini, presidente dei deputati azzurri. O più semplicemente il governo ha fatto i conti con il principio di realtà. Il Documento di economia finanza approvato ieri sera dal consiglio dei ministri prende atto che l' Italia si è fermata. La ripresa per il 2019 viene stimata attorno allo 0,2%. Un battito di ciglia in termini di maggiore ricchezza (circa tre miliardi). Non lontanissimo dalle indicazioni che, in mattinata, aveva rilasciato il Fondo Monetario (+0,1%). Un bel passo indietro considerando che a settembre la crescita era prevista all' 1,5% e a dicembre era stata ridotta all' 1%. Leggi anche: Di Maio, Salvini e Tria, il retroscena sul Cdm: "Non è quello che abbiamo promesso" Ad aprile la realtà è molto più grigia. L' Italia è immobile e così il rapporto fra deficit e Pil torna al 2,4%. Una soglia proibita che la Ue, a settembre, aveva giudicato inaccettabile. A Roma con una bella operazione di maquillage era stato ridotto al 2,04%. Con questi numeri in mano la delegazione Cinquestelle era comparsa sul balcone di Palazzo Chigi. Rievocazioni di un diverso passato. Puro colpo di teatro. Una scenografia che scontrandosi con la realtà, si è lacerata. CASTELLO DI ILLUSIONI Insomma in dieci mesi il castello di illusioni contabili create dal governo è crollato rovinosamente. In maniera talmente pesante che nessuno dei protagonisti ci ha messo la faccia. Non Conte e nemmeno i due vice premier Salvini e Di Maio. Si astiene anche il ministro Tria anche se alla fine è il solo vincitore avendo imposto la linea del realismo. La conferenza stampa alla fine del consiglio dei ministri viene annullata È la prima volta che accade da molto tempo. Nessuno se l' è sentita di affrontare domande che, inevitabilmente, sarebbero risultate scomode. Complicato spiegare che la disoccupazione è nuovamente in salita perché dal 10,6% del 2018 arriverà all' 11% quest' anno e all' 11,2% nel 2020. Complesso giustificare il fatto che il debito pubblico punterà verso quota 132,6% contro il 132,2% dell' anno scorso. Certo le giustificazioni non sarebbero mancate. Tutte vere, peraltro. La Germania che si è fermata perché le nuove regole dell' Europa sui motori hanno frenato la potentissima industria dell' auto tedesca. Le componenti sono in larga misura made in Italy. Si può frignare con Trump che, a furia di minacciare sanzioni alla Cina ha ridotto il Pil mondiale dal 3,6% al 3,3% (stime Fmi). Certo si può raccontare tutto. Anche cose vere. Anche il fatto che il Def, in fondo, è solo un esercizio contabile. Una brutta copia della legge finanziaria che come tutte le stesure provvisorie è destinata al cestino. Non a caso Giulio Tremonti aveva proposto di abolirlo. Non a caso per anni la sua approvazione è passata sotto gli occhi distratti dell' opinione pubblica. A ridargli dignità, suo malgrado, è stato il governo Conte. A metà settembre perché la nota di aggiornamento al Def era stata la prima indicazione sulle scelte di politica economica del governo in vista del cambiamento. Ieri per dire che il testo dell' anno scorso era solo un sogno. Perché la verità è questa: con una previsione di crescita allo 0,2% il governo certifica di non credere molto nella ripresa motorizzata Reddito di Cittadinanza e Quota 100. Se l' intervento voluto dai grillini funzionasse la crescita potrebbe arrivare allo 0,4. Ma non è detto. Zero da Quota 100. TAGLI FISCALI Restano invece i rischi di aumento dell' Iva mentre la flat tax viene citata nel capitolo dedicato alle buone intenzioni per l' anno prossimo. Il documento promette che non ci saranno manovre correttive. Ma qualche dubbio è lecito: gli aggiustamenti in corsa si devono smentire fino a un momento prima di annunciarli. Le possibilità di miglioramento dei saldi sono affidate a nuove vendite immobiliari: 1,2 miliardi da aggiungere a 1,8 già previsti. Nulla però è stato ancora programmato e siamo già in aprile. Ad ogni buon conto saranno congelate spese per due miliardi come promesso alla Ue per ottenere il via libera alla Finanziaria. Alla fine i commenti vengono affidati a dichiarazioni senza contradditorio. Salvini assicura che l' aumento dell' Iva non ci sarà e la flat tax invece si. Come sarà? Non si sa. È certo che nel testo finale non si parla più di aliquote come voleva M5S. Non si capisce bene l' entusiasmo di Di Maio che plaude alla flat tax «indirizzata al ceto medio e non solo ai ricchi». Il vice premier si dichiara molto soddisfatto. «Andiamo avanti così, facendo ripartire il Paese, spingendo sulla crescita e sostenendo le famiglie che hanno veramente bisogno, senza sventolare false promesse come è stato fatto in passato». di Nino Sunseri

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