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Rating, Italia "graziata" da S&P's? Voce inquietante: "A un minuto dalla mezzanotte, salvo crisi peggiori"

Giulio Bucchi
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Il governo respira ora, ma sarà un autunno da mozzare il fiato. L'agenzia Standard and Poor's non cambia il giudizio sull'Italia e lascia invariato il rating a BBB. Non cambia nemmeno l'outlook, che resta negativo. Ma avverte che il declassamento potrebbe arrivare entro i "prossimi 24 mesi" prevedendo per il 2019 un deficit di bilancio del 2,6% del Pil, rispetto all'obiettivo del governo del 2,4%. Ancora: S&P stima che il debito pubblico dell'Italia aumenterà al 132,7% del Pil nel 2022, con espansione del Pil di appena lo 0,1% in termini reali. La crescita riprenderà nel 2020, "ma solo intorno allo 0,6%", mentre nella zona euro l'incremento del Pil sarà più del doppio, pari all'1,4 per cento. Resta poi il giudizio parzialmente negativo sull'operato del governo: "Inversioni nelle riforme e una domanda esterna volatile hanno spinto l'economia dell'Italia nella recessione".  E ora? Secondo Federico Fubini sul Corriere della Sera, notoriamente mai tenero e tendente all'euro-pessimismo (con scivoloni  nel catastrofismo) "a questo punto non fare nulla non è più possibile" e "di qualche intervento difficile, da qualche parte, qualcuno dovrà pur prendersi la responsabilità". Se verrà confermato lo scenario di "aumenti delle imposte indirette già legiferati per la cifra colossale di 51 miliardi nei prossimi due anni, senza privatizzazioni per 24 miliardi per quest'anno e il prossimo, senza veri tagli di spesa", come minimo "il debito pubblico salirebbe a oltre il 135% del Prodotto lordo nel 2022", ammettendo peraltro "un po' di ripresa e tassi d'interesse sotto controllo". Secondo Fubini "il conto alla rovescia è comunque partito" e il governo dovrà fare in modo di evitare la recessione e il ritorno della crisi, anche a costo di manovre-bis e sanguinosi sacrifici, magari a partire dalle misure strutturali in deficit messe sotto accusa dai vari organismi internazionali, reddito di cittadinanza e Quota 100. E stavolta, si sottolinea, non sarà concesso da Bruxelles nessuno stallo stile Brexit. Il giudizio finale è drastico e inquietante: "I politici continueranno a escludere tutti gli scenari possibili, a rifiutare tutti i costi e negare tutte le responsabilità. Fino all'ultimo momento utile. Finché saremo a un minuto dalla mezzanotte, spalle al muro, e loro cercheranno l'ennesima via di fuga nelle elezioni. Difficile pensare che il Quirinale gliele conceda prima che abbiano messo un po' di ordine là dove sono passati. La prossima legge di Bilancio tocca a chi ha fatto quella scorsa (salvo, naturalmente, crisi peggiori)".

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