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Iva giù sulle bollette ma potrebbe salire il prelievo al 22 per cento sui beni di lusso

Cristina Agostini
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La "discontinuità" si gioca tutta su una parola: Iva. A Palazzo Chigi e al ministero dell'economia sanno bene che disinnescare la bomba delle clausole per 23 miliardi imposta lo scorso anno significa "non fare niente altro", sia in termini di investimenti sia sul sostegno ai redditi più bassi e ai ceti disagiati. E significa anche che per cambiare bisognerà accettate che alcune aliquote possano scattare verso l'alto. Leggi anche: Conte vuole affamare gli anziani: così la crociata anti-contante rovina i pensionati Riporta La Repubblica che sul tavolo della trattativa nel governo c'è un'ipotesi per rimodulare l'Iva. E sarebbe la riduzione dell' imposta sulle bollette di gas ed elettricità. Seguendo quindi l'esempio del Portogallo dove l'anno scorso il governo di centrosinistra ha tagliato l'Iva su luce e metano dal 23 al 6 per cento, l'esecutivo giallo-rosso farebbe una scelta simile. Considerando che al momento la tassazione sulle bollette è al 10 per cento per l'uso domestico e fino a un tetto di consumi prestabilito l'idea potrebbe essere di ridurla di un paio di punti così da neutralizzare i recenti aumenti e lanciare un segnale agli utenti in difficoltà. Ma c'è anche un'altra idea: se alcune aliquote verranno abbassate, altre, per alcuni beni specifici, verranno alzate. Per esempio quella sui prodotti di lusso che potrebbe superare l'attuale 22 per cento.

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