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Manovra sbagliata: le tasse salgono di 2 miliardi. Se ne vanno tutti in marchette

Enrico Letta visto da Benny

Col maxi-emendamento lo Stato incasserà 1,3 miliardi in più e spenderà 662 milioni per banche e assicurazioni. Fioccano le mance: a pescatori, sloveni e museo dell'emigrazione

Giulio Bucchi
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C'è una tabellina al termine del maxi-emendamento del governo alla legge di stabilità per il 2014 che racconta assai diversamente dagli slogan ufficiali quanto sia stata «migliorata» la finanziaria: nulla, perché è stata ampiamente peggiorata. La tabellina è quella degli «effetti finanziari delle modifiche al Ddl stabilità 2014», e ha un conto finale che non lascia spazio ad interpretazioni. Grazie alle modifiche infatti lo Stato italiano incasserà fra il 2014 e il 2019 un miliardo e 364,3 milioni in più di quanto non avesse già previsto il testo originario di una legge tutte tasse e pochi tagli della spesa. Di questo miliardo e 364,3 milioni di ulteriori tasse ben 810,6 milioni arriveranno nel 2014, quindi subito. Altri 327,3 milioni arriveranno nel 2015 e 105,6 milioni di tasse in più sono previste nel 2016. Per la maggiore parte degli italiani in realtà il conto delle «migliorie» è anche più salato. Perché fra le norme considerate ce ne è anche una che copia il gran regalo fatto alle banche sulla deducibilità dei loro costi (17 miliardi netti) nel testo base della legge di stabilità, per fare un regalino analogo anche alle assicurazioni sulla deducibilità della variazione riserva sinistri portata a 5 anni. Grazie a questa mini norma nel primo anno (come accadeva con le banche) lo Stato incasserebbe 58,2 milioni di euro in più. Fra il 2015 e il 2019 invece lo Stato ci rimette ben 721,1 milioni di euro. Il regalino netto alle assicurazioni è dunque di 662,9 milioni di euro. Il che significa che per tutti gli altri italiani le tasse reali in più introdotte dalle presunte migliorie del governo alla legge di stabilità ammontano a 2 miliardi e 27,2 milioni di euro. La tabellina sugli effetti finanziari sfata anche un altro fiore all'occhiello che il governo e la sua maggioranza si sono messi sulle novità al cuneo fiscale. Si tratta sì di migliorie, ma non per i lavoratori: per i conti dello Stato. Le nuove detrazioni per il lavoro dipendente inserite nel maxi emendamento (quindi proprio la parte di riduzione del cuneo fiscale che riguarda le tasche dei lavoratori) consente in tutto 17 milioni di euro in più alle casse dello Stato, di cui 12,70 milioni nel 2014. Non è gran somma, ma è lo specchio di una evidenza: per i lavoratori italiani lo sgravio fiscale è peggiorato, non migliorato, perché saranno loro a dovere pagare 17 milioni di euro in più di quanto non era previsto dal testo base. In compenso Enrico Letta e i suoi ministri hanno inserito fra le novità della legge la stabilità delle mance, utili soprattutto a cristallizzare il voto di alcuni senatori di maggioranza, divenuti essenziali visto l'esiguo vantaggio nei numeri dopo il passaggio di Forza Italia all'opposizione. Risponde sicuramente a questa logica la mancia alla Calabria, terra di numerosi senatori Ncd. Mica mancetta: 40 milioni per il 2014 e 30 milioni nel 2015 per assumere un bel plotoncino di lavoratori socialmente utili, o a tempo indeterminato o a tempo parziale per 26 ore settimanali. Occhiolino strizzato anche ai senatori eletti all'estero, grazie a un contributo di 5 milioni di euro per il 2014, così diviso: 2 milioni per le spese elettorali di rinnovo dei loro comitati esteri, 1 milione per gli enti gestori di corsi di lingua italiana all'estero, 600 mila euro per il «rifinanziamento delle attività di assistenza, diretta o indiretta degli italiani», 200 mila euro per il Museo dell'emigrazione italiana di Roma, 200 mila euro per le Agenzie di stampa specializzate in italiani all'estero e 1 milione di euro in favore «della stampa italiana all'estero». Mancia per mancia arrivano extra anche 10 milioni all'anno per Finmeccanica a partire dal 2015 e altri 10 milioni di euro dal 2015 alle imprese armatoriali. Si tiene buona la Guardia di Finanza con una mancia extra di 285 milioni di euro fra il 2014 e il 2020 (ma solo 5 nel 2014). Si accarezza la pancia dei senatori campani finanziando con 100 milioni di euro il completamento della tratta ferroviaria Cancello-Frasso-Telesino. Arrivano anche 30 milioni di euro per pagare la cassa integrazione in deroga ai pescatori. E 70 milioni di euro extra per il piano di metanizzazione del Sud. Occhiolino strizzato anche alla minoranza slovena del Friuli Venezia Giulia: stanziati extra 2,9 milioni di euro per l'utilizzo della lingua slovena nella pubblica amministrazione e 500 mila euro per la tutela della cultura slovena locale. Arrivano 400 milioni di euro per i Policlinici universitari (50 milioni nel 2014 e 35 milioni l'anno fra il 2015 e il 2024), e un contributo extra di 30 milioni di euro per l'ospedale pediatrico del Bambin Gesù, che appartiene al Vaticano. Chissà perché - vista l'eccellenza della struttura sanitaria - questo è il solo contributo di cui Letta espressamente si vergogna. Non mette il nome dell'ospedale. Scrive da ignavo: «È finanziata per l'anno 2014, per l'importo di 30 milioni di euro, l'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 33, comma 33, della legge 12 novembre 2011, n. 183». Così non si capisce nulla. La norma a cui Letta rimanda a sua volta non dice nulla, e rimanda a un fondo istituito «dall'articolo 22, comma 6, del decreto legge 1 luglio 2009, n. 102». Si va a vedere quella legge, e si scopre che il comma 6 dell'articolo 22 rimanda alla «struttura indicata dall'articolo 1, comma 164, della legge 30 dicembre 2004, n. 311».  E finalmente lì si cita l'ospedale «Bambino Gesù». Possibile che fra tante cose messe a casaccio nella legge di stabilità Letta si vergognasse tanto del contributo al Bambin Gesù da nasconderlo in mezzo a un labirinto di vecchie norme? di Fosca Bincher

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