Il rischio caos c'è. Molti comuni d'Italia, infatti, non hanno ancora definito l'ammontare della prima rata della Tasi, la nuova imposta sui servizi indivisibili che riguarda le abitazioni. E la scadenza di giugno inizialmente fissata per il pagamento appare sempre più improponibile. Per questo, oggi il ministero dell’Economia dovrebbe ricevere dall’Anci, l’associazione dei Comuni, un aggiornamento sulla situazione per comprendere le reali dimensioni del problema. Con uno slittamento a luglio che pare sempre più probabile. Il problema - Il 31 maggio, data ultima per i Comuni per pubblicare le aliquote, si avvicina, e il rischio che la nuova imposta crei difficoltà è concreto. Attualmente infatti la norma prevede che i Comuni fissino entro il 23 maggio le aliquote della «nuova» Tasi, pubblicandole entro il 31 del mese. Se questo non avviene, la norma attuale prevede in automatico che il contribuente versi il tributo in base all’aliquota standard (1 per mille) e conguagli a fine anno. Il problema più grosso riguarda le case affittate, per le quali i Comuni dovrebbero anche fissare la quota di pagamento che spetta agli inquilini, che può arrivare fino al 30% dell’intera imposta. La maggioranza dei Comuni non avrebbe ancora deliberato l’aliquota per il pagamento della prima rata e nemmeno la ripartizione dell’imposta sulle seconde case tra proprietari e inquilini. Per questo, tra le idee che circolano sembra prevalere quella di un minirinvio a luglio, che darebbe tempo ai Comuni di deliberare prima della fine di giugno e di incassare delle risorse, e ai contribuenti di pagare a luglio, con un solo mese di ritardo. Posticipare la scadenza di un mese consentirebbe anche di scavallare le elezioni europee, evitando a chi governa le città di rendere pubblica una decisione, quella sul livello di tassazione, che non sarebbe la migliore delle propagande in vista delle urne..