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Ennio Doris, Fedele Confalonieri: "Il banchiere della gente che ha inventato la finanza popolare"

Fedele Confalonieri

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Ennio Doris va assolutamente ringraziato, celebrato e soprattutto collocato tra quelle eccellenze che hanno saputo fare grande l'Italia nel mondo. Tra quelli che hanno inventato qualcosa che non c'era, in quanto geni e visionari. Al pari dei grandi innovatori, Ennio ha pensato e realizzato un nuovo modo di fare e intendere la banca. Un modo nuovo di fare consulenza globale, inventando di fatto la figura del consulente globale. È stata una rivoluzione copernicana. Con la sua opera è stato per davvero un genio, dal latino genius, sostantivo derivato dal verbo geno, colui che è in grado di generare e creare, quindi forza naturale e produttrice. Genio al pari di tanti uomini di buona volontà e di ampie vedute che, nei loro campi, hanno saputo creare ciò che fino a quel momento non esisteva. Ha saputo aprire gli occhi al mondo, mostrando soluzioni e opportunità. Ha stravolto l'ordinario con la sua opera straordinaria.

Per questo, per persone del calibro di Ennio Doris, io mi permetto di usare un aggettivo che le qualifica e le quantifica in tutto e per tutto. Per questo dico che Ennio è assolutamente geniale. Tutti gli italiani dovrebbero dirgli sommessamente e compiutamente grazie. Se Berlusconi ha inventato la tv commerciale, Ennio ha dato forma alla finanza popolare. I grandi banchieri come Mattioli o Cuccia, solo per fare qualche nome, erano avvolti da un alone quasi esoterico, lui con la sua opera ha avvicinato il popolo alla finanza, con la semplicità che è propria dei fuoriclasse. Il suo cerchio non è mai stato confine, limite o perimetro, ma casa, approdo e luogo: è abbraccio. Non sei più tu a dover andare allo sportello, ma saranno loro che ti verranno a trovare per proporti i prodotti migliori. La banca costruita attorno a te non è solo un felice "slogan", ma è soprattutto un nuovo modo di fare banca. Quanti istituti oggi sono costretti a rincorrerlo e a chiudere i loro sportelli? Ennio aveva capito decenni prima che non era più il caso di aprirne.

 

 

ANNI OTTANTA - Agli inizi degli anni ottanta, Doris coinvolge nella sua Programma Italia S.p.A. anche il Gruppo Fininvest. L'accordo con Silvio Berlusconi è strategico. Fa molto comodo a Doris, ma anche a Berlusconi. L'incontro tra due visionari è vincente. L'esperienza di Doris nel settore finanziario e il supporto imprenditoriale fornito da Fininvest consente all'azienda di qualificarsi con grande velocità. E quindi anche noi di Fininvest abbiamo ben più di un motivo per dirgli il nostro più profondo e sincero grazie. Quello che però gli va riconosciuto è anche il senso profondo dell'amicizia. Della lealtà. Amico di Berlusconi all'apice della sua forza imprenditoriale e politica, amico di Silvio anche nei momenti più difficili. Come si dice: amico nella buona e nella cattiva sorte.

Il Berlusconi politico, per uno che fa il mestiere di Doris, è chiaramente una figura anche ingombrante, perché divisiva. Ed è chiaro che Ennio questo l'ha anche probabilmente pensato, ma il suo atteggiamento non è mai cambiato. Gli è sempre rimasto a fianco con discrezione, misura e grandissima lealtà. Misi dirà: facile essere amici di Berlusconi. E no, cari miei, non conoscete Ennio Doris e questo libro va probabilmente in questa direzione, andando a colmare una lacuna, perché ha l'ambizione (e secondo me ci riesce appieno) di far conoscere al meglio un uomo e un'eccellenza italiana a tutto il nostro Paese e forse non solo. Parla di un uomo che non ha mai dimenticato le proprie origini - Tombolo - e le proprie amicizie. Non ha mai fatto nulla per apparire quello che non è. Non ha mai nascosto il proprio amore per Lina e la sua famiglia: per Sara e Massimo. Per i suoi nipoti. Ha fatto della sua grandissima azienda una famiglia allargata. E non ha mai celato il suo amore per uno sport vero e autentico come il ciclismo.

 

 

 

SUI PEDALI - Sport di popolo, di fatica e sudore, di pane e salame ai bordi delle strade: siano queste alpine o dolomitiche. E queste non sono solo parole di circostanza e di facile retorica, per Ennio il ciclismo e il Giro in particolare è davvero la festa di maggio, una domenica di tre settimane. È un appuntamento fisso con la sua gente e tra la gente, con un buon bicchiere di vino tra le mani e una soppressata da degustare in attesa del passaggio dei corridori. Ennio è uomo di visione e memoria. È uomo che esplora e conosce. Vedo anche il suo atteggiamento nei confronti del Duomo. È milanese d'adozione e, dato che il simbolo di Milano è il Duomo, lui ha fatto di tutto per essere concretamente amico del simbolo dei milanesi. È radicato nella società, non vive in un esoterico "cerchio magico", ma tra la gente e per la gente.

Ricordo un viaggio in aereo con Berlusconi e la signora Lina: Ennio non c'era. A un certo punto Lina mi dice: «Non mi piace viaggiare da sola, se succede qualcosa non ho nemmeno uno dei miei da abbracciare...». Nelle sue parole ho letto l'amore totale per la sua famiglia. Non dico nulla di nuovo, ma è proprio vero: accanto a un grande uomo c'è sempre una grande donna. E la grandezza di questa donna e di questo uomo sta nell'aver saputo trasmettere valori veri, autentici ed eterni anche ai loro ragazzi. Ennio sa comunicare, ha genialità teatrale, basta vederlo come si muove e come parla nelle sue convention. Tiene la scena come pochi. Ha il dono della divulgazione e, quando leggi una sua intervista, sai sempre che ha qualcosa da dire e tu da imparare. Ha il dono di dire cose complesse con la massima semplicità perché sa umanizzare tutto. È rimasto vicino alle persone che lavorano, vicino alle loro famiglie. Come tutti i veri imprenditori illuminati, alla base devi essere onesto e visionario, non solo capace di leggere bilanci e numeri. 

 

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