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Caro bollette: a gennaio una nuova stangata  per i cittadini che supererà il 60%. L'analisi dell'imprenditore Andrea Pasini

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I dati parlano chiaro. Dal primo gennaio il gas potrebbe costare 1,55 euro al metro cubo, ovvero il 61% in più. Stessa cosa per la luce che salirebbe a 43,8 centesimi al chilowattora ovvero più 48%. Questi sono i numeri rilasciati da Nomisma Energia.

A pesare sui rincari è la costante crescita nel prezzo delle materie prime energetiche. Come spiega il presidente di Elettricità Futura, associazione confindustriale delle aziende elettrice il rincaro «non è nelle mani dell’Italia né dell’Europa». Gli andamenti dei mercati degli ultimi mesi lasciano ben poche speranza ai consumatori che devono fare i conti con i russi sul metano (attualmente sul mercato a 135-140 euro per 1.000 chilowattora), le centrali nucleari francesi e il lento sviluppo di eolico e fotovoltaico. 

La corrente elettrica all’ingrosso alla borsa elettrica italiana è da settimane sopra i 300 euro per 1.000 chilowattora, mentre i diritti di emissione diCO2 alla borsa europea Ets oscillano fra gli 80 e i 100 euro per tonnellata emessa, che per le centrali elettriche a metano significa un incremento di 20-25 centesimi al chilowattora. L’Italia, per rispondere a questa crisi, ha persino riacceso alcune centrali a carbone già spente, come La Spezia (Enel) e Monfalcone (A2A).

Una stangata che il 19% delle famiglie afferma non riuscirà a sostenere. Numero che si alza al 31% tra coloro con redditi più modesti, secondo la ricerca Ipsos. Tra le aziende che più saranno colpite da questo rincaro, troviamo gli imprenditori della ceramica, esposti al rincaro del metano, il combustibile principe nei forni per la cottura dei materiali ceramici. Allo stesso modo le vetrerie, che bruciano più di un miliardo di metri cubi di metano l’anno e rappresentano il 1,5% dei consumi nazionali rischiano una grave crisi. Graziano Marcovecchio, presidente di Assovetro, ha commentato: «Le alte temperature di fusione, 1.600 gradi, e l’impossibilità di spegnere gli impianti, pena danni irreversibili, ci rendono particolarmente esposti a quanto sta accadendo».

Già colpito dai rincari è il settore agroalimentare, penalizzato dall’impennato del costo del gas, utilizzato nel processo di produzione dei fertilizzanti, ha fatto schizzare verso l’alto i prezzi dei concimi. Non solo, l’aumento dei costi riguarda anche l’alimentazione del bestiame, il riscaldamento delle serre per fiori e ortaggi.

Secondo i dati raccolti dal Centro Studi di Confindustria Brescia, svolti su un campione di 113 aziende con 10.500 addetti, sono molte a correre il rischio di dover sospendere l’attività per eccesso di costi e la consistente riduzione delle marginalità, nonostante il rialzo dei fatturati.

Ci troviamo a fare i conti con una crisi che gli esperti definiscono «tutt’altro che inattesa». Mentre ci siamo persi nella retorica della transizione energetica, nessuno ha preso le necessarie precauzioni per tutelare le aziende e i privati durante questo periodo di cambiamento. Ecologia e sostenibilità hanno preso posto davanti alla necessità della nostra società. Il metano, ad esempio, è necessario ed essenziale, non può essere eliminato da un giorno all’altro - con i danni che ne conseguono - alla ricerca di un’utopia. 

Ancora una volta, da cittadino e imprenditore, mi trovo a fare un appello perché le istituzioni lascino da parte la retorica e scelgano invece di concentrarsi sui problemi reali del nostro Paese. 
È giunto il momento di pensare e realizzare sistemi che possano garantire al nostro paese di produrre energia senza più dover acquistarla all’estero. Ora è giunto il momento di costruire centrali nucleari di ultima generazione per garantirci una autonomia energetica nazionale.
 

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