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Gas, perché Putin può ucciderci: rubinetti chiusi? Ecco cosa accadrà all'Italia per i prossimi due anni

Maurizio Stefanini
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Da 20 miliardi di gas naturale che l'Italia importava dalla Russia nel 2020, eravamo arrivati a 29. È il 38% del gas naturale consumato in Italia. Ovviamente, con l'arrivo della bella stagione, di gas nelle case degli italiani ce ne vuole di meno. I 40 milioni di metri cubi al giorno di domanda a usi civili prevista dal ministro Cingolani per i prossimi mesi sono infatti meno di un terzo della media di dicembre. Per il periodo usccessivo, Draghi ha assicurato che si cercherà di diversificare, aumentando la produzione interna e anche ricorrendo a nuovi esportatori. E ciò potrebbe essere possibile fino al 50%. L'Eni sta già lavorando per iniziare ad avere 20 miliardi di metri cubi di gas all'anno da Algeria, Qatar, Angola e Congo, e assicura che già dal prossimo inverno ne avremo 14. Il 50% di quanto importato dalla Russia.

 

 


Ovviamente non arriverà più col gasdotto, ma per nave. Per questo Snam acquisterà una seconda nave da rigassificazione e ne noleggerà una terza per racimolare altri 10 miliardi di metri cubi l'anno in 12-18 mesi. Il potenziamento dei tre rigassificatori già esistenti sul territorio nazionale a Livorno, Rovigo e Panigaglia (La Spezia) aggiungerebbe altri 4,5 miliardi di produzione nazionale. Insomma, in due o tre anni, secondo il governo italiano, si potrà fare del tutto a meno del gas russo. Anche perché, nei programmi di approvvigionamento, in quattro o cinque anni si potrebbe raddoppiare la Tap e aggiungere EastMed. L'emergenza non è sfuggita all'Istituto di Ricerca e Analisi della Difesa, che ha analizzato La strategia italiana di approvvigionamento dei prossimi 20 anni e le implicazioni per la Difesa per mitigare la vulnerabilità energetica del Paese. Conflitti tra gli interessi nazionali, quelli dell'EU degli altri partner europei.

 

 


Il problema, però, è il prossimo inverno, e forse anche il successivo. Non solo per l'Italia, e infatti gli Usa stanno per questo promettendo alla Ue 15 miliardi di metri cubi l'anno aggiuntivi di gas, con l'obiettivo di arrivare a 50 miliardi in più entro il 2030. Il governo italiano avrebbe già predisposto piani di razionamento: da possibili interruzioni nel settore industriale in caso di picchi della domanda, alla riduzione della temperatura dei riscaldamento domestico e degli uffici pubblici, Ma è fondamentale avere scorte. E a febbraio lo stoccaggio era calato al 45%, contro un livello medio che negli anni scorsi era dell'80%. Ma il paradosso è che entrambe le prime due aste per lo stoccaggio annuale di gas per la stagione autunno-inverno 2022-23 sono andate quasi deserte. La prima, condotta il 21 marzo da Stogit (Snam Stoccaggio), metteva a disposizione 6,76 miliardi di metri cubi di spazio a costo zero. Ma ne sono stati richiesti e assegnati soltanto 215,7 milioni. La seconda, del 23 marzo, metteva a disposizione 4 miliardi di metri cubi di spazio. Ancora peggio: ne sono stati richiesti e assegnati solo 10,5 milioni. A quanto sembra e a quanto ha riconosciuto lo stesso Cingolani alla Camera, i futures suggeriscono agli operatori che il prossimo inverno il costo del gas dovrebbe essere inferiore, e dunque non conviene comprarlo ora più caro. Ha dunque annunciato una regolazione ad hoc. 

 

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