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Italia, addio crescita: grano, mais e olio vegetale: perché l'Italia è condannata al pantano

Giancarlo Mazzuca
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Non bastava Putin a minacciare l'Europa dopo le ultime sanzioni dell'Occidente. A rendere ancora più pesante il periodo pasquale ci si è messa di mezzo pure la direttrice del Fondo monetario internazionale, la bulgara Kristalina Georgieva, che è stata molto esplicita: l'accoppiata Covid-Cremlino bloccherà la crescita economica in 143 Paesi del mondo per almeno due anni. Se ne riparlerà, insomma, nel 2024. Ma la questione è ancora più grave e complessa: per molti Paesi non è più soltanto un problema di crescita, ma anche di sopravvivenza economica. È, in particolare, la situazione dell'Italia: noi continuiamo a parlare di approvvigionamenti energetici dalla Russia - con Draghi che sta cercando strade alternative non sempre facili (Egitto in primis, con la vicenda-Regeni sempre in primo piano) - ma, Mosca a parte, sono davvero tanti i fronti aperti con contraccolpi economici sempre più evidenti. A cominciare dalla stessa Ucraina, chiamata un tempo "il granaio d'Europa", che da sempre è stata nostra fornitrice di frumento (e non solo). È sufficiente un dato per spiegare quanto siamo dipendenti dall'estero anche sul versante alimentare: già nel 2021, pur diminuendo l'import di cereali del 5,6%, abbiamo pagato in più quasi un miliardo di euro (+16,7%). E di questi soldi, una parte è andata ai fornitori ucraini (ma anche russi).

 

 

 

FURBETTI, MA NON BASTA

Se dalle parti di Zelensky arrivano solo le briciole delle nostre importazioni di grano tenero destinate alla panificazione (il 2,7%), ben più consistenti (il 15%) sono i rifornimenti di mais. Cosa succederà adesso con la guerra che divampa a Kiev e dintorni? Tanto più che non potremo neppure diversificare troppo le nostre importazioni agricole. Alcuni esempi: il Kazakistan, che è il nono esportatore mondiale di grano, ha già limitato le sue vendite all'estero; la Serbia ha bloccato l'export di mais mentre Argentina ed Indonesia hanno inasprito la tassazione sulle forniture all'estero di olio vegetale. Senza considerare la Cina che, dopo essere stato il primo Paese al mondo a beccarsi il Covid, oggi è l'ultimo ad aprire le frontiere a causa degli ultimi contagi con relativi . È vero, noi italiani siamo sempre stati bravi a fare i furbetti e anche adesso non ci stiamo smentendo.

Prendiamo il caso dell'ultima misura varata a proposito del canone annuale della Rai che, solo da poco, era stato inserito nella bolletta della luce per cercare di ridurne l'evasione particolarmente alta. I risultati di quell'operazione sono stati notevoli ma oggi c'è sul tappeto un problema molto più grave: i prezzi dell'energia elettrica che sono andati alle stelle. Come cercare di mascherare le "stangate" in cantiere? Ecco subito l'escamotage all'italiana: togliere il canone dalla bolletta per far sembrare che i rincari della luce non sono poi così vertiginosi. Con la conseguenza che anche l'evasione sul fronte radiotelevisivo tornerà a salire vertiginosamente. Qui ci vuole ben altro: per arrivare alla fine del mese non bastano certo questi trucchetti. 

 

 

 

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