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Leonardo Del Vecchio, una galassia da 30 miliardi: soldi, quello che pochi sanno

Francesca Vercesi
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È morto Leonardo Del Vecchio. Il fondatore di Luxottica e presidente esecutivo della multinazionale EssilorLuxottica, gigante mondiale di lenti e montature per occhiali, aveva 87 anni, compiuti lo scorso 22 maggio. Era ricoverato al San Raffaele di Milano a causa di una polmonite e lì si è spento ieri mattina, lunedì 27 giugno. Lascia un patrimonio stimato in circa 30 miliardi di euro che spazia da EssilorLuxottica, alle partecipazioni finanziarie in Generali e Mediobanca, agli immobili della francese Covivio. Una eredità che ora andrà divisa fra gli eredi secondo un piano di successione già definito.

CASSAFORTE DELFIN
La società a cui fa capo tutto l'impero di Del Vecchio è la Delfin, holding lussemburghese (di cui lui possedeva il 25%) che conta quasi 11 miliardi di attivi, 254 milioni di liquidità e 4,8 miliardi di capitale e riserve che custodisce le partecipazioni in EssilorLuxottica (32,2%), l'azienda immobiliare Covivio (26%), Mediobanca (19,4%), Generali (9,82%), Luxair (13%), lo Ieo (Istituto europeo di oncologia) con il 18,4% e Unicredit (1,9%).

 

Una successione tutt' altro che scontata. Intanto, perché la complessità della progenie (sei figli da tre mogli) rende davvero compito arduo capire chi dovrà succedergli anche perchè, come in molta imprenditoria italiana, ha faticato in vita a staccarsi dalla gestione del suo patrimnio mantenendo fino alla morte il suo controllo e rendendo cosi difficile la designazione di un erede. Aposto Luxottica fusa con Essilor in un gruppo con sede in Francia dove comanda un azionista italiano, un fatto quanto mai raro per la nostra impresa, pubblica e privata. A posto la parte successoria con scelte già definite per i figli e la moglie. A posto i grandi investimenti immobiliari in Covivio. Se il quadro societario è definito resta invece ancora aperto il match su Mediobanca, che può coinvolgere anche Generali, della quale piazzetta Cuccia è primo azionista.

Una partita che Del Vecchio ha condiviso con Francesco Milleri, l'uomo che ha scelto per il comando operativo di EssilorLuxottica, lo stesso manager che a breve potrebbe entrare in Delfin con il ruolo di successore e di equilibratore tra le diverse componenti della famiglia. E il quadro con il quale la nuova Delfin si confronterà è quello posto dalla Bce: l'holding dei Del Vecchio, se vuole salire oltre il 20% di Mediobanca, deve trasformarsi in un soggetto bancario. O allearsi strettamente con una banca. Piazzetta Cuccia ha chiuso il prestito titoli ed è tornata azionista di Generali con il 12,7% dopo aver vinto la prima partita contro Caltagirone-Del Vecchio-Crt. Quindi per conquistare Generali la strada maestra resta quella di controllare Mediobanca. La holding dei Del Vecchio per ora rimane al 19,4% di piazzetta Cuccia e può guardare alla prossima assemblea per ottenere qualche risultato. Il cda scade invece nell'ottobre 2023: è possibile che i sei figli più l'ultima moglie di Del Vecchio condividano la stessa passione per gli investimenti nel mondo finanziario? La risposta verrà dalle prossime mosse di Delfin, che ha già impostato la sua strategia. Con due possibilità: spostare la quota detenuta in Mediobanca in un'apposita holding bancaria o allearsi con un grande gruppo del credito per crescere. 

I PROSSIMI DOSSIER
Improbabile che l'alleato possa essere Unicredit guidato da Orcel, che anzi è uscito da Mediobanca. Sondata per ora senza definizioni concrete Intesa, che cinque anni fa studiò la conquista di Generali attraverso un'offerta pubblica di scambio, poi mai lanciata. Secondo diverse fonti finanziarie, oggi per Delfin l'obiettivo principale sarebbe una cordata con un grande istituto bancario per poi rilanciare, anche attraverso economie di scala, le attività di Mediobanca e le grandi masse gestite da Generali. La Borsa per ora vede comunque una ridotta combattività sui due gruppi: Mediobanca è scesa in Piazza Affari del 2,1% e Generali del 3%. Debole anche EssilorLuxottica a Parigi, dove il titolo ha chiuso in ribasso del 2,2%. «Del Vecchio ha creato una delle più grandi aziende del Paese», ha ricordato il presidente del Consiglio, Mario Draghi «partendo da umili origini, dall'accoglienza presso l'orfanotrofio dei Martinitt a Milano. È stato un grande italiano: ha portato la comunità di Agordo e il Paese intero al centro del mondo dell'innovazione». «Ne sentirò la mancanza come amico, come imprenditore e come uomo di principi», ha aggiunto tra gli altri Francesco Gaetano Caltagirone, che ha «sempre apprezzato la sua lealtà, la sua voglia di lavorare per il bene dell'azienda».

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