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Energia e gas alle stelle: qua fallisce l'Italia. L'analisi di Andrea Pasini

Andrea Pasini
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Ci aspetta un autunno incerto a causa di una bolletta energetica sempre più cara e un incontrollabile aumento nei prezzi delle materie prime. Centinaia di aziende sono in affanno e a rischio sono migliaia di posti di lavoro, circa 95.000 secondo le stime del Mise. 

Attualmente risultano attivi 46 tavoli di crisi, mentre 27 sono in monitoraggio. Si tratta di circa 30 realtà produttive, anche di grosse dimensioni, alle prese con un percorso di reindustrializzazione, in sinergia con le istituzioni locali. Un numero destinato ad aumentare.

Il problema resta infatti stratificato e coinvolge chiunque da Nord a Sud, senza grosse distinzioni per i settori produttivi. Gli esempi sono numerosi, dalla Wartsilia di Trieste dove si producono motori navali all’Acciaieri Sicilia di Catania, specializzata in tondini per il cemento armato. Parliamo di realtà importanti, la cui eventuale chiusura metterebbe in pericolo 500 posti di lavoro e influirebbe su centinaia di altre aziende del settore edile, impossibilitate a procurarsi materie prime come l’acciaio.

La crisi c’è ed è tangibile. La società sarda Portovenere ha già annunciato ai sindacati che, se la situazione non dovesse cambiare, dovranno fermare il 90% della produzione a partire da ottobre, lasciando a casa un migliaio di operai. Stessa sorte per l’Ansaldo Energia di Genova, messo in ginocchio dai costi lievitati e dal conflitto tra Ucraina e Russia che ha portato a un’imprevista contrazione della domanda. 

Ci sono poi vertenze storiche, non ancora risolte come quella della Whirlpool di Napoli, per cui 300 dipendenti attendono una risposta da tre anni. Così come per la Blutec e i suoi 1.000 lavoratori. 

Nei prossimi mesi dobbiamo aspettarci un’escalation nelle tensioni sociali, di cui già abbiamo visto i primi segni con le manifestazioni dei dipendenti dell’Ansaldo, quelli dell’Acciaierie Siciliane, ma anche della Supermonte, che a Lecce è produttrice di contenitori in metallo. 

Ora uno dei temi più delicati che dovrà affrontare il prossimo governo sarà anche il tema legato allo sviluppo economico. Il nostro paese va avanti fino a che il tessuto produttivo funziona ora se con urgenza non si mette in campo una strategia seria e lungimirante per sostenere in questo momento storico cosi storico le aziende in difficoltà investendo su di esse sia a livello economico che strategico qua non si rischia solo che chiediamo le aziende ma che fallisca l’intero paese.

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