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Mutui, ora è disastro: cosa rischiamo in pochi giorni

Attilio Barbieri
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I rialzi dei tassi d'interesse decisi dalla Bce nel tentativo di fermare l'inflazione rischiano di scatenare una nuova recessione. Ma prima di tarpare le ali alle economie hanno già provocato una stretta su prestiti, mutui e finanziamenti. Nei primi sette mesi dell'anno i finanziamenti del sistema bancario per le famiglie e per le imprese sono cresciuti soltanto dello 0,4%, a un ritmo nettamente inferiore rispetto alla media registrata nell'ultimo quinquennio che era pari all'1,2%.

A quantificare l'entità della stretta è l'ufficio studi della Fabi, il più importante sindacato dei bancari. «Gli interessi sui mutui ipotecari avevano già superato il 4% con il costo del denaro all'1,25%», spiega la Fabi, «e con il nuovo rialzo al 2% appena deciso da Francoforte, è possibile immaginare che venga sfiorata la soglia del 5%». A preoccupare è la velocità con la quale l'Eurotower procede sulla strada degli aumenti. A distanza di neppure due mesi dalla prima mossa decisa dalla Bce, la rapidità con cui si sta realizzando il movimento al rialzo annunciato da Christine Lagarde, è preoccupante. Se la tradizionale cautela degli italiani nel ricorrere al credito bancario ha lasciato il posto a una maggiore propensione a indebitarsi, dallo scorso mese di agosto è in atto una brusca inversione di tendenza.

 

 

LO STOP DI AGOSTO - «Il credito alle famiglie, nel solo mese di agosto, è diminuito di 633 milioni», spiega la Fabi, «portando lo stock totale da 677,9 miliardi di luglio a 677,3 miliardi» registrati nel mese successivo. Nel dettaglio i mutui ipotecari sono diminuiti di ben 298 milioni, mentre il credito al consumo registra una frenata di 409 milioni.

Un dato che secondo la Fabi non rappresenta solo un'inversione di tendenza, «ma potrebbe trasformarsi nei prossimi mesi in una piaga finanziaria per le famiglie».
In Europa, a questo punto, secondo il segretario della Fabi Lando Maria Sileoni, «potrebbe riaccendersi la crisi dei mutui subprime. La cronaca finanziaria del 2008, infatti, insegna che, nel periodo storico in cui il rialzo dei tassi è stato più alto di sempre e ha preceduto la politica accomodante della Bce per i successivi 15 anni, i tassi hanno raggiunto soglie da capogiro. La mappa delle condizioni del credito nell'Eurozona potrebbe così dare qualche indicazione - e non previsione- per il futuro, anticipando l'allarme finanziario per tutti quei cittadini per i quali i rischi di usura e di povertà potrebbero sostituirsi a quelli da sovra indebitamento». Se il contesto macroeconomico non fosse così difficile e non fosse ormai terminata un'epoca di politica monetaria favorevole, lo scenario futuro non sarebbe così preoccupante.

 

 

«Invece, l'accanimento della Bce nel rialzare i tassi, seppure per calmierare il fenomeno dell'inflazione, e l'inasprimento delle condizioni sui mutui - maggiori in Italia, rispetto agli altri Paesi europei - corre il rischio di mettere a dura prova la sostenibilità finanziaria del debito delle famiglie perché il contesto futuro dei tassi non è da riscrivere» aggiunge lo studio della Fabi.

IL RESTO D'EUROPA - Fra l'altro il confronto con i maggiori partner europei, sul costo dei finanziamenti, è a nostro svantaggio. Per i finanziamenti dedicati all'acquisto della casa, alle famiglie italiane è richiesto un tasso di interesse medio del 2,62% per scadenze fino a 5 anni, contro un livello medio dell'1,58% delle famiglie francesi e del 2,27% per quelle spagnole. Non parliamo poi dei finanziamenti diversi dai mutui. A un italiano che decida di contrarre un finanziamento per l'acquisto di beni diversi dall'immobile, il prezzo da pagare per le scadenze superiori ai 5 anni è ben più alto. Rispetto a un tasso del 3,32% richiesto alla platea dei francesi, l'italiano medio paga più del doppio e anche il confronto con Spagna e Germania non mostra affatto condizioni di accesso al credito particolarmente favorevoli. Praticamente scontato un nuovo rialzo dei tassi nell'ordine dei tre quarti di punto al prossimo consiglio, saranno decisive le successive riunioni del board Bce, a cavallo tra la fine del 2022 e l'inizio dell'anno prossimo. 

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