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Bollette, crolla il prezzo del gas: ecco che cosa cambia subito

Michele Zaccardi
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Sorpresa: le bollette del gas calano. Sulla scia delle riduzioni dei prezzi del metano registrati nelle ultime settimane, infatti, a ottobre le tariffe diminuiranno del 12,9% rispetto al trimestre terminato a settembre. Una boccata d'ossigeno, la prima da marzo, per quei 7,3 milioni di clienti che si trovano ancora nel regime di maggior tutela e che pagheranno il gas 78,05 euro al megawattora. La discesa è stata determinata dal nuovo metodo di calcolo stabilito dall'autorità dell'energia Arera, secondo cui il costo del gas che finisce in fattura è agganciato alla media mensile del prezzo sul mercato all'ingrosso italiano (il Psv) e non più a quella trimestrale del Ttf di Amsterdam. In questo modo è stato possibile incorporare nelle bollette i recenti cali delle quotazioni del metano. Certo, è ancora presto per un ritorno alla normalità: al taglio delle tariffe hanno concorso infatti anche l'azzeramento degli oneri generali di sistema e la proroga dell'Iva al 5%, misure previste dal Decreto Aiuti Bis.

IL 67% IN PIÙ - E poi la "famiglia tipo" nell'anno scorrevole (dal primo novembre 2021 al 31 ottobre 2022) spenderà di gas comunque 1.702 euro: il 67% in più rispetto ai dodici mesi precedenti. Non a caso anche il presidente di Arera, Stefano Besseghini, invita a non lasciarsi andare a facili entusiasmi. «Le percentuali» ha dichiarato «non devono trarre in inganno. I valori rimangono molto alti rispetto al passato e, se è vero che hanno avuto un impatto modesto per le famiglie nel periodo estivo, determineranno bollette più impegnative con il crescere dei consumi della stagione invernale, con prezzi che sono previsti in risalita per la maggiore domanda dei mesi freddi».

 

 

Insomma, il governo sarà chiamato a mettere ulteriori risorse per tamponare l'emergenza. Ma oltre agli interventi immediati per dare sollievo a famiglie e imprese, che saranno discussi oggi dal Consiglio dei ministri, l'esecutivo lavora anche in un'ottica di lungo periodo. L'obiettivo indicato dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, è rendere l'Italia «l'hub del gas dell'intera Europa». Questo ci consentirebbe, ha spiegato l'esponente di FdI, di diventare «politicamente molto più importanti perla sopravvivenza energetica della Germania» e di riuscire quindi «a far valere le nostre ragioni nella comune casa europea» con maggior forza. Una strategia che Urso ha delineato durante un'intervista a Tgcom24, partendo dal nodo della produzione nazionale di metano, che anche il governo Draghi si era impegnato a rianimare, ottenendo però scarsi risultati. «Le estrazioni raddoppieranno già dagli attuali giacimenti, senza la necessità di nuove trivellazioni».

Si punta quindi a passare da una produzione di 3 miliardi di metri cubi all'anno a circa 6. Oltre a questo, il ministro ha anche ipotizzato la possibilità di far ripartire le trivellazioni nell'Adriatico settentrionale, i cui giacimenti vengono sfruttati soltanto dalla Croazia, dal momento che dal lato italiano le attività estrattive sono vietate per rischi ambientali. «Secondo gli studi di 20 anni fa» ha sottolineato «da quel bacino si possono ricavare almeno altri 70 miliardi di metri cubi di gas, forse di più perché la tecnologia di oggi è molto superiore».

 

 

Ma la produzione nazionale da sola non basta a soddisfare la fame di energia del nostro Paese. Per questo, oltre alle fonti pulite, ha aggiunto Urso, bisogna investire nella rete di gasdotti che ci collega all'estero. A partire dal raddoppio del Tap, la conduttura che trasporta in Italia il gas azero, attraverso «due interventi in Albania e in Grecia» e poi «realizzando un quarto gasdotto nei grandi giacimenti che proprio l'Eni ha scoperto nel mar Mediterraneo orientale, prospiciente Cipro, Israele ed Egitto».

RIGASSIFICATORI - Questo mentre, per garantirsi il gas liquefatto trattato dai sette rigassificatori spagnoli, l'Italia dovrebbe muoversi d'intesa con Madrid per la costruzione delle infrastrutture di collegamento necessarie, aggirando così le resistenze francesi alla realizzazione di un gasdotto che unisca la rete iberica a quella del resto d'Europa. Nel frattempo, tra le misure sulle quali sta lavorando il governo Meloni c'è anche un giro di vite sul reddito di cittadinanza. «Abbiamo idee ben precise per limitare la tempistica del reddito con l'obbligo del contratto di lavoro con i centri dell'impiego, obbligo dell'offerta congrua e se non si accetta a casa già la prima volta» ha dichiarato a Radio 24 il sottosegretario al lavoro, Claudio Durigon. Bisogna poi «spronare» i percettori «a trovare il lavoro» e rivedere il sistema dei controlli. «La gestione dell'Inps è centralizzata» ha detto il leghista, occorre «quindi dare un po' più di potere ai Comuni per porre una stretta, anche perché lì si conoscono le persone e si sa realmente chi si trova nelle condizioni di percepire il reddito»

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