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Centrali nucleari, patto con la Francia: Italia, cambia tutto

Fausto Carioti
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Sul ritorno al nucleare il governo e l’industria italiana iniziano a fare sul serio, e non era scontato. Lo fanno insieme ad Électricité de France (Edf), controllata all’84% dallo Stato francese, e nemmeno questo era scontato, visti i recenti dissapori tra Roma e Parigi: segno che il disgelo è in fase avanzata.

Per capire ciò che è successo ieri occorre tornare all’agosto scorso, quando il centrodestra presenta il programma elettorale. Nel capitolo dedicato alla «sfida dell’autosufficienza energetica» si prevede «la creazione di impianti di ultima generazione senza veti e preconcetti, valutando anche il ricorso al nucleare pulito e sicuro». L’opposto di ciò che Elly Schlein scriverà nella mozione con cui vincerà le primarie del Pd, ossia che «il nucleare non è la strada da seguire».

C’era il rischio che quella promessa del centrodestra rimanesse lettera morta. A maggior ragione dopo che Gilberto Pichetto, ministro dell’Ambiente, ha spiegato che non avrebbe partecipato al tavolo Ue sul nucleare previsto a Stoccolma a fine febbraio, né ad altri incontri, «prima di aver affrontato e risolto a livello parlamentare e giuridico il divieto di generare energia nucleare nel territorio nazionale sancito e ribadito dalla volontà popolare».

 



IL «NUOVO NUCLEARE»
C’è un altro binario, però: quello delle imprese. Ed è questo che l’Italia ha deciso di percorrere. Ansaldo Energia e Ansaldo Nucleare ieri hanno siglato una lettera d’intenti assieme ad Edf, primo produttore mondiale di elettricità dall’atomo, e all’italiana Edison, il cui capitale è controllato dalla stessa Edf.

Scopo dell’accordo, spiegano le quattro aziende, «è valorizzare nell’immediato le competenze della filiera nucleare italiana, di cui Ansaldo Nucleare è capofila, a supporto dello sviluppo dei progetti di nuovo nucleare del Gruppo Edf, e al contempo avviare una riflessione sul possibile ruolo del nuovo nucleare nella transizione energetica in Italia». In particolare, s’impegnano «a verificare le potenzialità di sviluppo e di applicazione del nuovo nucleare in Italia, date le crescenti esigenze di sicurezza e indipendenza energetica del sistema elettrico italiano». Il senso è chiaro: se l’Italia dovesse impegnarsi nel «nuovo nucleare», c’è già un consorzio d’imprese pronto a farsene carico. La loro tecnologia di riferimento è quella dei piccoli reattori modulari (Smr), che usano poco combustibile radioattivo e richiedono investimenti contenuti.

 

LA RISPOSTA A BIDEN
L’occasione la fornisce l’ambizioso (meglio: surreale) programma di decarbonizzazione europeo. L’energia atomica, ricordano le aziende, è infatti «una delle fonti di generazione con le minori emissioni di CO2». Tant’è che figura nella bozza del “Net-Zero Industry Act”, il piano con cui la Ue vuole rispondere al faraonico programma di sussidi per le imprese “green” varato da Joe Biden.

Non è una semplice intesa tra imprese di due Stati, insomma. Anche perché Ansaldo Energia, cui fa capo Ansaldo Nucleare, appartiene per l’88% alla Cassa Depositi e prestiti, ossia al Tesoro: dietro l’accordo, quindi, c’è l’intesa politica tra il governo Meloni e quello guidato da Emmanuel Macron. Anche di collaborazione in ambito di energia nucleare avevano parlato nei giorni scorsi il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, ed il ministro francese dell’Economia, Bruno Le Maire. La mozione annunciata ieri da Alessandro Cattaneo di Forza Italia, che impegna il governo a «mettere in campo iniziative per promuovere, all’interno della politica energetica europea, la produzione di nuovo nucleare», se fosse messa ai voti, segnerebbe la chiusura del cerchio.

UNA STORIA INTERROTTA
Significherebbe far ripartire una filiera industriale in cui l’Italia era stata leader mondiale dagli albori, sotto la guida di Felice Ippolito, sino al referendum del 1987. Riccardo Casale, amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, assicura che i cervelli ci sono ancora, il suo gruppo «ha saputo mantenere vive le proprie competenze» anche dopo la chiusura delle centrali atomiche. Oggi nasce nei reattori nucleari il 6% dell’elettricità consumata in Italia: ma è tutta importata, arriva in gran parte dalla Svizzera e dalla stessa Francia. L’Italia è l’unico Paese del G8 senza centrali nucleari proprie ed il primo importatore netto al mondo di elettricità (acquista all’estero il 15% di quella che usa). La «sfida dell’autosufficienza energetica» annunciata nel programma del centrodestra è una montagna da scalare, e senza l’atomo è persa in partenza.

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