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Previsioni, ormai gli economisti sono i nuovi virologi: non ne azzeccano una

Buddy Fox
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«Il 2023 deve essere l’anno del nostro Mondiale» chi meglio di Leclerc che l’auto la guida, che respira l’asfalto e ausculta il motore Ferrari tutti i giorni poteva prevedere il futuro del cavallino rampante? Eppure nonostante le conoscenze specifiche il mondiale ha avuto un inizio tutt’altro che entusiasmante, Leclerc è in decima posizione e la Ferrari in quarta, il secondo posto del 2022 che doveva essere il trampolino di lancio è ora un nostalgico ricordo. Se sbaglia una previsione un addetto ai lavori che tra l’altro è anche parte in causa, chi può riuscirci? L’esempio di Leclerc dovrebbe essere una consolazione per gli economisti che ultimamente le stanno sbagliando tutte. Le ultime notizie da Washington sono allarmanti: «La crescita mondiale sarà la più debole dal 1990», queste le stime dell’Fmi nel World Economic Outlook, il tradizionale appuntamento di primavera con le previsioni economiche. Numeri deboli e preoccupazioni forti, il caso Credit Suisse, i fallimenti delle banche Usa, a cui si aggiungono le variabili inflazione e tassi al rialzo, il rischio di hard landing persiste. Dobbiamo preoccuparci?


Forse, ma i numeri non sono così brutti, erano molto peggio quelli di fine 2022. Per la Germania il Pil 2023 è stimato a -0,1, ma era a -0,2% a gennaio, per la Spagna +1,5% (+0,4% a gennaio), e l’Italia? Crescita dello 0,7, molto meglio dello 0,1 di gennaio, e via così tutti gli altri per un totale di crescita mondiale al 2,8, meno degli anni passati, ma più del -0,1% anticipato. Da mesi si attende una recessione, invece questi numeri mostrano una crescita che resiste. Non ne azzeccano più una, ricordate le previsioni sull’inflazione? Era temporanea, no era transitoria, poi è diventata il male, e ora che l’inflazione sembra in fase calante continuano a usare la medicina dei tassi in modo sempre più ossessivo. Anche l’ultimo dato sui prezzi Usa conferma il trend, ma ora preoccupa la componente core perché fatica a scendere.

 

Un anno fa le parole di chi protestava erano: le banche centrali continuano ad aumentare i tassi, ma l’inflazione sale a causa di guerra e rialzo dell’energia. Il core è salito più lentamente e così farà anche nella discesa. Economisti e banchieri sono sempre dietro la curva. Una situazione che ricalca l’esperienza della pandemia, “è solo un raffreddore” ricordate? Poi è arrivato il lockdown, e nonostante i vaccini, ci sono state insistenti precauzioni e difficoltà per cittadini e lavoratori. Risultato: non si fa prevenzione e si cura quando il malato è in via di guarigione. Banchieri riflettete prima di agire ancora sui tassi, gli effetti collaterali nell’abuso di medicinali possono esser più letali della malattia.
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