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Etf, semplici e poco costosi: tutti i segreti (e cosa sono)

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Manuela Donghi
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I mercati finanziari sono alla portata di tutti, ormai è cosa risaputa. Nel vasto panorama di riferimento, esistono anche strumenti a disposizione di tutti. Sono gli ETF. Acronimo di Exchange Traded Funds, sono fondi o SICAV (Società di investimento a capitale variabile), a basse commissioni di gestione negoziati in Borsa come le normali azioni. Sono una tipologia di fondi d’investimento che replicano un indice di riferimento, il cosiddetto benchmark, e la particolarità sta proprio in questo: riprodurre fedelmente l’andamento e quindi il rendimento di diversi asset finanziari. Permettono quindi di operare su un’ampia scelta di strumenti riferiti a diverse aree geografiche. Cosa significa in termini pratici? L'ETF consente, in maniera molto veloce, di prendere posizione su un indice azionario, sul mercato obbligazionario, o su una materia prima, attraverso un'unica operazione di acquisto/vendita, unendo la diversificazione dei rischi, tipica dei fondi d’investimento, con la liquidità, riferita invece alle azioni.

La loro nascita risale ai primi anni ’90 negli Stati Uniti, e arrivano nel nostro Paese un po’ di tempo dopo, nel settembre 2002. Specifichiamo nuovamente che l’obiettivo di investimento è quello di replicare la performance dell’indice benchmark a cui fanno riferimento: proprio per questo risultano essere strumenti molto semplici.

 

NEGOZIAZIONE
Un ETF si compra e si vende infatti come un'azione sul Mercato Telematico Azionario di Borsa Italiana (sul segmento MTF – mercato telematico dei fondi), con una negoziazione continua (quindi senza aste), dalle 09:10 alle 17:25. Ma gli ETF sono soprattutto trasparenti. Gli investitori, infatti, possono essere sempre perfettamente a conoscenza del loro profilo rischio/rendimento; oltretutto il prezzo viene aggiornato in tempo reale, con il vantaggio di essere sempre aggiornati sul rendimento dell’investimento fatto. Peraltro non hanno scadenza e questo rende possibile modulare l’orizzonte temporale dell’investimento, in base ai personali obiettivi. Arriviamo ora ai costi di accesso, spunto sempre molto richiesto quando si parla di ETF, visto che sono inferiori rispetto a un fondo comune di investimento. Questo perché? Perché non c’è intermediazione: si possono acquistare direttamente tramite la Banca. La gestione è quindi passiva e non attiva, e non passa da un gruppo di analisti. Non dimentichiamo, come già specificato, che la quotazione avviene direttamente in Borsa, quindi gli ETF sono molto liquidi, e, altra caratteristica, possono pagare dividendi.

 


Naturalmente esistono sempre dei rischi connessi alla naturale volatilità dei mercati, e nonostante gli ETF abbiano oggettivi elementi positivi, non sono esenti da osservazioni che vale la pena di sottolineare con evidenziatore rosso. Per esempio occorre sapere che si possono sottoscrivere solo tramite mercato secondario. Piccola parentesi utile: il mercato secondario è quello in cui c’è scambio di titoli già in circolazione. Ogni titolo nasce sul mercato finanziario primario e dopo la sua emissione e il successivo collocamento passa definitivamente al secondario. Questo quindi cosa comporta, tornando agli ETF? L’impossibilità di creare un proprio paniere, ma il vincolo a investire in qualcosa che è già stato creato e che soprattutto non è possibile cambiare. Da sapere: non tutti i prodotti finanziari consentono di recuperare le minusvalenze (la differenza negativa tra il denaro pagato per acquistare un prodotto e il prezzo a cui lo si è venduto). Gli ETF appartengono a questi.

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