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Margaret Atwood, menzogne della Stampa: "Io e quei fascisti..."

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L'intervista a Margaret Atwood sarebbe stata interpretata in modo fantasioso da La Stampa. Secondo il Secolo d'Italia, il quotidiano torinese avrebbe trasformato il colloquio con la scrittrice in una "sorta di manifesto della neo-resistenza antifascista. Con richiamo in prima che esibisce una foto della scrittrice con in mano un’ascia e il titolo: 'Io e quei fascisti ostili al sesso'". 

 

 

 

Sia la foto che il titolo che accompagnano l'intervista fanno pensare al lettore che in Canada, dove la Atwood vive, ci siano dei “fascisti” che si danno da fare per censurare i suoi libri. In realtà, a proposito dei suoi libri banditi da una biblioteca scolastica nel Midwest, la scrittrice ha detto: “Bandire i libri è un’attività che è sempre piaciuta a un certo tipo di persone, che così facendo sperano di arginare le idee e di allinearle alle loro”. I “fascisti” a cui si riferisce sarebbero - scrive il Secolo d'Italia - "gli esecutori dei dettami della cancel culture o cultura woke. Roba genuinamente e autenticamente progressista che va per la maggiore in Occidente e che qualcuno vorrebbe importare, con scarso successo per fortuna, anche da noi".

 

 

 

Parlando dei censori, poi, la Atwood aggiunge: “Storicamente i libri banditi sono quelli più letti. Più si impongono restrizioni alle persone, più queste saranno invogliate a infrangerle. Anzi, è un’ottima pubblicità: bisognerebbe augurarsi che i propri libri vengano banditi, o cancellati, o bruciati se necessario, ed essere certi che venga fatto nel modo più pubblico possibile, così si sarebbe sicuri di avere dei lettori affezionati. Però è sempre successo e sempre accadrà”.

 

 

 

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