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Matteo Salvini cancella il superbollo: "Imposta odiosa, ossigeno per gli italiani"

Claudia Osmetti
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Guerra al superbollo. Non piacerà agli ecologisti, a quelli delle domeniche a piedi, a quelli che l’Europa-fa-bene-sui-motori-elettrici e a quelli che pendono dalle labbra di Greta Thunberg. Però piace (sicuramente) all’Aci, agli automobilisti e a tutti quegli italiani che di balzelli, tasse e salassate ne han piene le scatole. Come del superbollo, cioè dell’imposta extra sui cavalli delle macchine, che è pure tra le più detestate di micro-tasse che fanno macri-esborsi: nel senso che manco ci fai caso e dopo, dopo che hai già pagato il regolare bollo alla Regione, ti arriva la mazzata. Venti euro per ogni chilowatt che supera la soglia dei 185. Son sudori freddi ogni volta, possono arrivare a chiederti anche 3.700 euro, che sono due stipendi medi messi assieme. «Meno tasse», dice il ministro dei Trasporti Matteo Salvini (Lega), e più «ossigeno al mercato», che poi vuol dire «sostenere, nei fatti, un settore prezioso come l’automotive che coinvolge, in modo diretto e indiretto, milioni di famiglie». Non è la prima volta che il superbollo va in pensione: nato negli anni Ottanta più che altro per i diesel, è stato abolito ma è tornato nel 2011.

 

 


SFORBICIATA
Ora il governo Meloni sembra intenzionato a scalciarlo di mezzo una volta per sempre. E dovrebbe essere quella buona, di volta. Anche il viceministro all’Economia Maurizio Leo apre alla possibilità di una sforbiciata sulle micro-imposte, ossia sul superbollo. Chi, con certezza, applaude senza remore è Angelo Sticchi Damiani, il presidente dell’Aci (al secolo l’Automobil club italiano): «Finalmente!», esulta, «dopo ben undici anni si mette mano al superbollo, una tassa tanto iniqua quanto inutile». Non è ancora stato stralciato, il superbollo, ma per Damiani il cambio di marcia c’è già, sta nel fatto che l’esecutivo, quantomeno, si è accorto di questa «anomalia» tutta italiana che non ricade solo sulle auto di lusso o sulle super-car milionarie, ma anche sui veicoli sportivi e sui suv di grossa cilindrata. Da noi, e solo nel 2021, si sono immatricolati oltre 711mila Suv contro 658mila berline tradizionali: giusto per capire i termini della questione.

 

 


Chiaro, un conto è la proposta e un altro è la pratica perché poi, tra il dire e il fare, c’è di mezzo la Nadef (la nota di aggiornamento del Def, il documento di economia e finanza): e per capire come quando e in che modo potremmo dire superbollo-adiós tocca capire quante risorse ci sono in cassa. Ma la via è tracciata, l’intenzione è quella. Tra l’altro la Nadef 2023 pare parti da un “tesoretto” di 4,5 miliardi di euro di deficit già ricavati e destinati appunto a ciò, ossia alla riduzione delle tasse. C’è ancora qualche incertezza, la solleva Confindustria: «Resta poco decifrabile il tema delle coperture finanziarie», fa notare Emanuele Orsini, il vicepresidente della sezione Credito, finanza e fisco, anche se «una prima fonte di entrate potrebbe venire dalla revisione delle agevolazioni fiscali», però quel che bisogna evitare sono i «colpi di scure». «Siamo determinati affinché l’Europa consenta l’utilizzo di biocarburanti per le auto prodotte dal 2035», continua invece Salvini, «e grazie all’intesa con il Mef (il ministero dell’Economia, ndr) del ministro Giancarlo Giorgetti vogliamo abolire il superbollo. Significa cancellare una tassa odiosa».

ALTRI INTERVENTI
Ammesso che ci siano tasse “bellissime”, con buona pace di Padoa Schioppa. Insomma, per i leghisti all’esecutivo, ma a conti fatti per l’esecutivo stesso, bisogna intervenire sulle micro-tasse. E se Confindustria avanza qualche perplessità (sulle coperture, sul taglio del cuneo e sull’Irap), è lo stesso Leo che conferma l’obiettivo di arrivare all’aliquota Iva zero nel quadro di un’omogenizzazione e, comunque, sempre trovando «le risorse adeguate». Ché girala e rigirala, il nodo, da che mondo è mondo, è quello. Leo ipotizza la riforma dell’Irpef con il passaggio a tre aliquote (riforma che dovrebbe partire nel 2024), la riduzione della tassazione per le tredicesime dei dipendenti, gli interventi per le famiglie e la natalità e, appunto, l’eliminazione del superbollo. Vedremo. 

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