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Elsa Fornero pontifica sul reddito? Scorda i 400mila a cui ha tolto il pane

Giovanni Sallusti
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L’altra sera a In Onda, talk di La7 condotto dal duo sinistro Luca Telese-Marianna Aprile, si è affacciata una pasionaria delle lotte popolari, una portabandiera della questione sociale in Italia, una Madonna pellegrina degli umili e degli oppressi. Il suo nome era Elsa Maria Fornero, e vi preghiamo di non ridere, anche se forse il riso è l’unica arma che ci resta, di fronte al circo mediatico che prende a pallate qualunque residuo di senso. Eppure, sforziamoci di fare la cronaca, da cui solo possono emergere le proporzioni dell’assurdo. La professoressa a un certo punto ha sbottato: «Quello che è successo è un fatto increscioso che di nuovo denota una certa trascuratezza da parte del governo di una parte della cittadinanza». Il fattaccio, obiettivamente increscioso alle nostre latitudini, è che un governo mantiene un impegno preso in campagna elettorale (è quell’irritante momento in cui vige il consenso democratico che ogni tanto irrompe nel Belpaese tra un esecutivo tecnocratico e l’altro, lo diciamo a beneficio della professoressa).

 


Via il reddito di cittadinanza, aveva detto Giorgia Meloni prima di incassare la maggioranza dei votanti (coloro che esprimono la propria preferenza sui governanti, sempre a beneficio), e così è stato. Non perché Giorgia Meloni sia un’emissaria del complesso industriale-finanziario che gode ad affamare il popolo (tutta la sua storia politica e umana contraddice questa caricatura che certi giornaloni radical, loro sì buoni conoscitori di certi ambienti, stanno spacciando senza ritegno in questi giorni). Molto più semplicemente, perché è convinta di ciò che disse quando chiese la fiducia alla Camera dei deputati: «La povertà non si combatte con l’assistenzialismo, la porta della dignità di un uomo è il lavoro».

 


LA REALTÀ
Non è nemmeno scatenato liberismo thatcheriano (che pure sarebbe benedetto, in un Paese afflitto da statalismo endemico), ma salutare produttivismo liberal-conservatore: Meloni ha scelto la trincea dell’economia reale, del lavoro reale, e non la finzione del sussidio pubblico, che è sempre sussidio pagato da qualcun (altro). Paradossalmente, Fornero per cultura dovrebbe perfino essere d’accordo, ma non può assolutamente esserlo per ideologia: si tratta di una scelta compiuta dal governo dei barbari, degli irricevibili nei salotti sabaudi che per Elsa sono da sempre il termometro del mondo, degli irrisi sul giornale, o i giornali, di famiglia (Agnelli-Elkann), di questi esseri inferiori che sono così volgari da prendere addirittura i voti. E allora Elsa va giù duro, certo sempre con formalissima affabilità: «Chi froda va scoperto ma non togli dall’oggi al domani il reddito alle persone in difficoltà, è una cosa veramente deprimente». Detto che l’eliminazione del sussidio è il provvedimento più annunciato della storia (appunto, perlomeno dalla campagna elettorale del settembre scorso), qui di deprimente c’è anzitutto la rinuncia a qualsiasi percezione del ridicolo, a una soglia pur minima di autoconsapevolezza. Elsa Maria Fornero creò infatti, lei sì, “dall’oggi al domani”, circa 400mila esodati, ovvero persone senza stipendio, senza lavoro e senza pensione, fantasmi fluttuanti in un limbo esistenziale che per molti era anche tracollo economico.


AMARCORD
Era la fine del 2011, la professoressa era ministro del Lavoro nel governo Merkel-Napolitano (o Monti, se volete stare formalmente al nome del premier designato) e lei era talmente cosciente, che quello che si avviavano a fare “denotava una certa trascuratezza di una parte della cittadinanza”, da farsi assalire dalle lacrime in conferenza stampa. «I vincoli finanziari oggi sono severissimi». «Abbiamo dovuto, e ci è costato anche psicologicamente, chiedere un sacr...». Sì, chiesero un “sacrifico” non preventivato, dalla sera alla mattina e “senza alcuna preparazione per le persone”, per usare le parole spese da Elsa insieme alla nuova commozione, quella per la cancellazione del reddito di cittadinanza. Il reddito, peraltro, in un’ottica sana presume che la “preparazione” a perderlo, ovvero la ricerca di un posto di lavoro, sia continua, altrimenti non è tampone emergenziale, è mera assistenza difficile da spiegare all’artigiano che lavora sette giorni su sette per garantirne l’erogazione. E questo era infatti per il Movimento Cinque Stelle: non un provvedimento, ma il feticcio di una perversa politica sociale. La corresponsione in cambio del voto (basta incrociare i flussi elettorali con le zone di maggior distribuzione del sussidio). Curiosamente, oggi un membro dell’establishment malmostoso come la Fornero sta dalla stessa parte dell’antiestablishment farlocco. Per dire il livello di credibilità di quest’ultima scenetta estiva, la produttrice di esodati che s’indigna perché non c’è più la mancia di Stato.

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