Cerca
Logo
Cerca
+

Banche, la loro forza patrimoniale tutela le piccole imprese

Bruno Villois
  • a
  • a
  • a

Molto realistiche le affermazioni del premier Meloni sull’importanza della piccola impresa nel nostro Paese, bene però affiancarvi due concetti che da sempre sono motivo di debolezza delle piccole e micro imprese, che è bene ricordare rappresentano oltre il 90% dell’intero tessuto imprenditoriale italiano. Innanzitutto la patrimonializzazione e i mezzi finanziari propri conferiti nel ciclo aziendale e la ritrosia a forme di fusione, incorporazione, aggregazione. Non a caso il nostro modello di organizzazione prevede come forma di aggregazione, i distretti, nel più ampio rispetto dell’autonomia, ovvero «a casa mia ci metto le mani solo io». Concetto che, dal dopo guerra agli anni Settanta ha reso l’imprenditoria Italiana modello invidiato, ma che nell’era, tutt’altro che defunta, della globalizzazione, ne ha fatto emergere la fragilità per poter competere e ottenere risultati finanziari più significativi di quelli che si sono ottenuti.

A limitare gli effetti di debolezza strutturale e patrimoniale delle imprese, ormai congenita, c’è un costante rafforzamento dello stato patrimoniale del sistema bancario italiano che oggi, almeno per i primi venti istituti di credito, è ai vertici europei ed è in grado di reggere tensioni finanziarie anche rilevanti. Hanno concorso a raggiungere questa virtuosità la capacità di gestione complessiva del sistema bancario, la sua continua modernizzazione, la riduzione delle zone opache e delle inefficienze e le fusioni tra istituti.

 

 

 

A rafforzare le attuali posizioni ci saranno gli accantonamenti obbligatori che ogni istituto bancario adotterà invece di sottoporsi al versamento della tassa sugli extraprofitti. In sintesi l’economia italiana, che ha una buona capacita di resilienza, dimostrata fino al primo semestre del corrente anno, si gioverà, ben più di quello che sovente si pensa, proprio della solidità patrimoniale delle banche e della capacità organizzativa e di selezione del credito, non solo verso chi dispone di mezzi per garantirne la restituzione, ma anche per chi dimostra di avere un progetto imprenditoriale in grado di raggiungere gli obiettivi, ovvero di espandersi, alimentare forza lavoro e contribuire al gettito fiscale e previdenziale che consentono al Paese di disporre di un sistema socio-assistenziale ai vertici dell’intera Europa.

 

 

 

Senza dimenticare che il sistema bancario ha sovente tra i suoi maggiori azionisti le fondazioni bancarie e quelle della previdenza integrativa degli ordini professionali e delle categorie economiche. I tempi che viviamo sono sicuramente meno radiosi di quanto si sarebbe desiderato, a superarne gli effetti negativi concorrerà, in misura importante, la politica creditizia che le banche svolgeranno, la quale sarà sempre più dipendente dall’entità delle loro capitalizzazioni. Altrettanto importante sarà la capacità che avranno di indirizzare l’imprenditoria verso le fusioni, salvaguardando le singole identità, in grado di rafforzare le possibilità di investire con indebitamenti sostenibili.

 

 

 

Dai blog