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Minacce e insulti a Libero? Toh, chi tace: un silenzio imbarazzante

Tommaso Montesano
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A Milano mercoledì sera il corteo femminista per ricordare Giulia Cecchettin, partito dall’università Statale, ha avuto una coda rumorosa e intimidatoria - davanti alla sede del nostro giornale. Dopo essere passate davanti al Tribunale, le attiviste hanno preso di mira la redazione di Libero. L’idea era quella di contrapporre al minuto di silenzio, andato in scena negli istituti scolastici, il “minuto di rumore” per sensibilizzare sulla piaga dei «femminicidi di Stato». A suon di chiavi, coperchi e borracce.

Una volta arrivate nei pressi di Porta Venezia, le manifestanti hanno deciso di raggiungere viale Luigi Majno per contestare il modo con cui il nostro quotidiano si sta occupando dell’omicidio di Giulia. Una manifestazione, è bene precisarlo, di cui non era stata fornita alcuna comunicazione. Una delle attiviste ha spiegato cosa è accaduto. La trascrizione della dichiarazione- il video è disponibile sui canali social del nostro giornale - nonostante la prosa involuta rende bene l’idea: «Siamo passati davanti a Libero per ribadire come non solo la narrazione tossica, ma la narrazione violenta e patriarcale che comunque perpetra la vittimizzazione secondaria che non solo le vittime, ma che le persone e le collettività vicine alle vittime sono costrette ad ascoltare...».

 

 

 

Punto primo: la narrazione di Libero è «tossica, violenta e patriarcale». Punto secondo: siamo responsabili della «vittimizzazione secondaria» non solo di Giulia, ma anche della sorella. E questo per coprire il fatto che «l’assassino di Giulia era un uomo bianco... non potevano soffermarsi sul fatto che l’assassino fosse razializzato, ma anzi hanno dovuto prendersela con la sorella». Ma si sa, «Libero ha dei titolisti veramente di m****, al pelo del fascismo, anzi forse proprio fascisti, sicuramente razzisti e sessisti e omofobi, questo è poco, ma sicuro». Una volta raggiunta la redazione, la parola migliore udita all’indirizzo di Libero è stata «fascisti!».

Il nostro giornale ha ricevuto tanti attestati di solidarietà. A partire da Matteo Salvini, vicepremier e ministro delle Infrastrutture, che sui suoi canali social ha condiviso il video con le accuse delle femministe: «Solidarietà a Libero, bersagliato da insulti di presunte femministe ed estremisti di sinistra, scese in piazza dopo il brutale assassinio di Giulia Cecchettin. La libertà di stampava difesa sempre, confido che tutto il mondo politico esprima sostegno alla redazione». Il leader della Lega è stato ottimista: il sostegno è arrivato da una sola parte del Parlamento, con l’aggiunta - coraggiosa e coerente - dell’ex premier Matteo Renzi. Il leader di Italia Viva - e direttore editoriale del Riformista - è stato tra i primi a esprimere «solidarietà» alla redazione «e ai direttori Mario Sechi e Daniele Capezzone per quanto accaduto. Manifestare è un diritto così come lo è la libera espressione: l’aggressione verbale sotto la sede di un quotidiano, al contrario, assomiglia molto di più a quello che Pasolini chiamava il fascismo degli antifascisti».

 

 

 

Dal governo si è levata la voce del ministro per la Famiglia, Eugenia Roccella, a maggio costretta ad abbandonare il Salone del Libro di Torino sull’onda delle contestazioni delle attiviste di Non una di meno: «La lotta per il rispetto della libertà femminile non può cominciare negando rispetto per la libertà altrui, come la libertà di stampa e quella di esprimere opinioni diverse. Solidarietà alla redazione e alla direzione di Libero». «Chi manifesta contro la violenza, ma fa il violento e chiede libertà di espressione negando libertà di parola, non conosce ritegno», aggiunge Daniela Santanchè, ministro del Turismo.

E messaggi di sostegno sono arrivati dai capigruppo di Fratelli d’Italia e Forza Italia. «Dispiace che alcune attiviste femministe abbiano scelto di voler screditare la manifestazione che si è tenuta a Milano per Giulia Cecchettin fermandosi a gridare insulti, offese e fischi sotto la sede del quotidiano Libero. Ai giornalisti della testata, la solidarietà del gruppo di Fratelli d’Italia alla Camera», ha detto il capogruppo, Tommaso Foti. Lo stesso ha fatto, da Palazzo Madama, il presidente dei senatori, Lucio Malan: «Fa specie che proprio chi si fa portavoce di prerogative libertarie attacchi e cerchi di censurare quanti la pensano diversamente. Noi difendiamo la libertà di stampa sempre, non solo quando ci conviene politicamente».

Da FdI hanno espresso solidarietà anche i parlamentari Raffaele Speranzon, Riccardo De Corato e Paolo Marcheschi. Per Maurizio Gasparri, neocapogruppo di FI al Senato, quanto accaduto sotto la nostra redazione rappresenta una «nuova ondata di teppismo da parte di persone che dicono di voler difendere i diritti, ma in realtà cercano di intimidire chi esprime con coraggio le proprie opinioni». In serata, firmata da Nicola Procaccini e Carlo Fidanza, rispettivamente co-presidente del gruppo Ecr e capodelegazione al Parlamento Ue, arriva la nota di «solidarietà all’intera redazione» del gruppo di FdI all’Europarlamento: «Questo grave episodio intimidatorio sia condannato da tutte le forze politiche». Anche questa speranza andrà delusa. 

 

 

 

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