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Giulia Cecchettin, Scaraffia: "Cosa le sarebbe accaduto 50 anni fa"

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Cinquant'anni fa Giulia Cecchettin non sarebbe stata uccisa. A sostenerlo è Lucetta Scaraffia, storica e femminista cattolica. Ospite di Stasera Italia, l'editorialista della Stampa, spiega che la ragazza avrebbe sposato Filippo Turetta e lui non l'avrebbe ammazzata. Non solo. "Cinquant'anni fa non si sarebbe laureata, non avrebbe potuto dire me ne vado da sola perché non poteva andarsene da sola. Magari non l'amava tanto, però hanno avuto un rapporto affettivo, e non era così facile lasciare un "bravo ragazzo". Secondo me, cinquant'anni fa, Giulia avrebbe sposato Filippo. Magari lei non sarebbe stata felice, ma lui non credo che l'avrebbe uccisa". 

Dichiarazioni che, rilanciate dai social, hanno fatto scoppiare l'ennesima polemica sull'idea che una donna debba sposarsi per evitare di essere uccisi. In realtà, fa notare Guia Soncini in un suo articolo per linkiesta.it, Lucetta Scaraffia confonde i tempi. La scrittrice bolognese puntualizza infatti che "cinquant’anni fa era il 1973. C’era il post-68, c’era il femminismo, c’era il divorzio, ancora non c’era l’aborto legalizzato ma c’erano le donne che proprio non ci pensavano a non laurearsi per fare le mogli".

 

 

 

"No, nel 1973 la Cecchettin non avrebbe sposato il suo assassino, perché nel 1973 accadeva che una donna pensasse che a lei della coppia non fregava un cazzo; e, se oltre a pensarlo lo diceva, la platea non sussultava come di fronte a una bestemmia. Erano emancipati, cinquant’anni fa. Mica come ora", tuona Guia Soncini. Per la scrittrice l'errore è stato associare cinquant’anni fa al film di Paola Cortellesi  "C'è ancora domani" e della figlia femmina cui il padre si rifiuta di pagare la retta per la scuola medie. "Il secolo breve e in realtà lunghissimo", puntualizza Soncini, "le cose cambiavano molto in fretta, e tra ottant’anni fa e cinquant’anni fa ci sono secoli di differenza. Cinquant'anni fa", conclude, "persino mia madre, che pure era la meno emancipata del mondo, si rifiutava di cucinare perché le sembrava una cosa da donna poco moderna. Persino mia nonna, che era una vedova molisana che non si toglieva il lutto dal 1950, non una californiana col dottorato di ricerca, aveva mandato all’università la femmina proprio come il maschio". 

 

 

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