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Supermercati, carrello troppo caro? Ecco quali catene spiccano il volo: botto del 23%

Vittoria Leoni
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Complice il carovita alle stelle, nel 2023 diversi milioni di italiani, per risparmiare, hanno deciso di andare a farla spesa nei disciunt anziché nei supermercati. L’aumento generalizzato dei prezzi ha infatti spinto le vendite nominali della Gdo italiana, (+8,3% sul 2022) con un impatto negativo sui volumi (-1,7%). E se nel 2022 i distributori hanno assorbito parte dell’inflazione dei fornitori trasferendo sui prezzi al dettaglio un livello di inflazione medio del 6,3%, nel 2023 il gap s’è ridotto e la variazione media annua dei prezzi al consumo ha superato quella dei prezzi alla produzione (+8,2% vs +6,3%).

L’attenzione al risparmio ha fatto così diminuire la brand e store loyalty e i consumatori hanno premiato i prodotti a marchio del distributore (Mdd) a cui riconoscono convenienza ma anche qualità e affidabilità. E così lo scorso anno le vendite della private label, comprensive del canale discount, hanno raggiunto 25,4 miliardi di euro (+7,2% medio annuo dal 2019), pari a quasi un terzo dell’intero mercato, avvicinandosi sempre più alla media Ue. È ciò che emerso dall’Osservatorio dell’area studi Mediobanca sulla Gdo (Grande distribuzione organizzata, ndr) italiana e internazionale a prevalenza alimentare che aggrega i dati economico-patrimoniali di 129 aziende nazionali e 32 maggiori player internazionali per il periodo 2019-2022.

PIÙ VOLUMI, MENO PREZZI
Non deve quindi impressionare il fatto che la quota di mercato dei discount sia passata dal 18,9% del 2019 al 23% del 2023. Attualmente in Italia ci sono 94 discount ogni milione di abitanti, meno che in Polonia (128), Germania (115) e Spagna (101), ma molti di più rispetto alla Francia (49) e al Regno Unito (27). I discount piano pianosono riusciti a doppiare la Gdo tradizionale: nel 2022 il fatturato è cresciuto del +9,9% medio annuo sul 2019 (+5,5% gli altri operatori), +13,4% sul 2021 (+7,9% la Gdo) A impressionare sono soprattutti i margini messi a segno dalle catele alimentari low cost: l’ebit margin 2022 dei discount era al 4,3% contro l’1,3% dei gruppi tradizionali, mentre il Roi si attestava al 13,3% (3,6% gli altri operatori).

Ma soprattutto ad esplodere sono stati gli investimenti in dotazioni strutturali (+26,1% tra il 2019 e il 2022; -15% gli altri operatori tradizionali). Tra i discount Aldi batte tutti sul fronte del fatturato: +33,2% medio annuo tra il 2019 e il 2022, seguito a ruota da Radenza Group (+15,4%), In’s Mercato Tatò Paride (+14,6%), (+13,4%), Apulia Distribuzione (+10,5%) e MD (+10,3%).

ALDI ED EUROSPIN AL TOP
Pure nel 2023 Aldi resta in vetta (+29,8% sul 2021), seguita da Apulia Distribuzione (+25,5%), Radenza Group (+17,1%) e In’s Mercato (+16,1%). Sul fronte dei margini 2022 a vincere sono i discount Eurospin (6,3%). Ed è sempre Eurospin ad affermarsi come “regina di utili” cumulati tra il 2019 e il 2022: ben 1.160 milioni, superando VéGé a 940 milioni e Selex con 890 milioni di euro.

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