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Oro, quotazioni alle stelle? Chi sta investendo sul bene-rifugio per eccellenza

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Attilio Barbieri
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Oro senza freni. Le quotazioni del metallo giallo continuano a salire, stabilendo quasi ogni giorno un nuovo massimo storico. Ieri, in una giornata di domanda debole, complice la chiusura di tutte le piazze europee, il metallo prezioso ha fatto segnare nel corso della seduta il nuovo record di sempre, a 2.265,73 dollari l’oncia. Un anno prima, il 1° aprile 2023 la quotazione era ferma a 1.962,96 dollari l’oncia.
E 5 anni prima si pagava 1.289,91. Negli ultimi dodici mesi il guadagno è stato del 15,42%. Nemmeno tanto se si considera che Piazza Affari, nel medesimo lasso di tempo ha fatto quasi +32%, ma per il bene rifugio per eccellenza qual è l’oro si tratta comunque di un risultato significativo. A sostenere la domanda - e quindi le quotazioni - l’imminente taglio dei tassi da parte della Federal Reserve, la banca centrale Usa che si suppone finirà per indebolire il dollaro e inciderà sulle quotazioni dei tioli di Stato. Così si moltiplicano le scommesse di fondi e investitori sul metallo giallo.

FONDI E TRADER IN AZIONE
Secondo Bart Melek, amministratore delegato e responsabile globale della strategia sulle materie prime presso Td Securities- guru indiscusso della materia - le quotazioni dell’oro dovrebbero mantenersi stabilmente sopra i 2.300 dollari l’oncia per tutto il secondo trimestre dell’anno. Soprattutto perché, come ha spiegato a Bloomberg, «è atteso un nuovo round di shopping sul metallo giallo da parte dei fondi Etf e dei cosiddetti “trader discrezionali” (gli intermediari che prendono decisioni operative senza l’ausilio di sistemi automatici, basandosi solamente sulle proprie capacità di analisi, ndr) che finora hanno partecipato marginalmente al rally dell’oro». Soggetti che si sposteranno sul metallo giallo a mano a mano che le banche centrali taglieranno i tassi d’interesse.
Dunque, se avesse ragione Melek, i rimbalzi degli ultimi mesi potrebbero rappresentare soltanto l’antipasto di quel che può riservarci l’andamento del metallo prezioso. Le quotazioni potrebbero davvero surriscaldarsi qualora dovesse rafforzarsi la prospettiva di una Fed pronta a tagliare il tasso di riferimento già a giugno, nonostante l’inevitabile cortina fumogena alzata la scorsa settimana dal numero uno Jerome Powell, nel tentativo di allentare le pressioni politiche sia di matrice democratica sia di matrice repubblicana.

 

INVESTITORI CINESI
Senza dimenticare il ruolo delle banche centrali, spinte a incrementare le riserve in oro proprio sui tagli ai tassi che decideranno da qui a fine anno, e senza dimenticare l’ingente flusso di capitali in movimento in Cina, dopo la crisi del settore immobiliare che per anni ha rappresentato il volano principale assieme alla tecnologia per la crescita dell’ex Celeste impero. E ora che la disoccupazione giovanile è altissima, i consumi ristagnano, le esportazioni non crescono più come un tempo e alcune aziende straniere stanno lasciando il gigante rosso per le restrizioni anti spionaggio decise dai governi occidentali, una quota crescente dei patrimoni cinesi potrebbe spostarsi proprio sull’oro.

 

Secondo Bloomberg si possono già scorgere i primi segnali in acquisto sugli Etf, gli Exchange traded fund, fondi d’investimento che possiedono fisicamente l’oro o contrattano a loro volta titoli legati all’oro. Nel momento in cui dovesse partire il rally del metallo prezioso è sulle quote di questi fondi che si indirizzerebbe una parte consistente dei soldi in uscita dai bond governativi, stante il rischio di acquistare direttamente le azioni delle società aurifere come Rio Tinto, Newmont Corporation, Barrick Gold, Wheaton Precious Metals e Franco-Nevada Corp. Anche perché, come accade spesso in questi frangenti, c’è il rischio per i piccoli investitori di acquistare i titoli in prossimità dei massimi, quando hanno già compiuto la maggior parte del rialzo. Ed è più facile perdere che guadagnare.

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