Con lo spread a 100 punti, l’Italia potrebbe risparmiare fino a 10 miliardi da qui ai prossimi due anni. Per capirci il calo dello spread tra Btp italiani e Bund tedeschi a quota 100 punti base potrebbe tradursi in un risparmio di almeno 3,5 miliardi di euro perle casse dello Stato tra il 2025 e il 2026. Un risultato molto positivo per i nostri conti pubblici che potrebbe addirittura arrivare fino a 10 miliardi nel biennio. In più la discesa del differenziale tra Btp e Bund a livelli minimi degli ultimi anni consentirebbe di tagliare sensibilmente gli interessi da riconoscere ai sottoscrittori di titoli pubblici. Un risultato notevole, ma anche un importante regalo per l’esecutivo che avendo un contesto così favorevole rafforzerebbe la credibilità del Paese sui mercati e potrebbe alleggerire la pressione sulla legge di bilancio 2025, attesa per l’autunno.
Come detto, si tratta del livello più basso registrato negli ultimi anni che indica che i mercati percepiscono l’Italia come un emittente meno rischioso rispetto al passato. In altri termini, il Tesoro - se la situazione continuasse a restare in questo modo - potrà collocare i suoi titoli a condizioni più favorevoli, riconoscendo tassi d’interesse più contenuti agli investitori. Cosa che potrebbe avere benefici in termini di minor costo per il servizio del debito a carico del bilancio pubblico. Considerando che ogni anno il Tesoro rinnova circa 350 miliardi di euro di debito, la riduzione di 50 punti base rispetto alla media del 2023 (quando lo spread era a 150) garantirebbe un risparmio di almeno 1,75 miliardi l’anno, per un totale che varia da 3,5 miliardi a 10 miliardi nel biennio. È quanto è emerso da un’analisi realizzata dal Centro studi di Unimpresa.
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Alla Camera, dalle 16 di oggi, mercoledì 14 maggio, Giorgia Meloni risponde nel contesto del question time, ribat...«Sarebbe un’occasione storica per rendere più sostenibile il nostro debito pubblico e, al contempo, potrebbe liberare preziose risorse per investimenti, riduzione fiscale o spesa sociale. Il risparmio per lo Stato non sarebbe solamente contabile, ma potrebbe avere riflessi significativi anche in chiave politica. Liberare miliardi di euro per ridurre il debito significa avere a disposizione nuove risorse da destinare alla riduzione delle tasse, al sostegno agli investimenti o al potenziamento della spesa sociale» ha spiegato il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora.
I vertici di Unimpresa hanno poi aggiunto che «in un contesto in cui le regole europee sui conti pubblici stanno tornando progressivamente in vigore e che l’Italia deve mantenere il deficit sotto controllo, ogni punto base di risparmio conta. In più non va sottovalutato un ulteriore aspetto: il calo dello spread rafforza l’immagine di stabilità del Paese e migliora il posizionamento dell’Italia sui mercati internazionali. Si tratta di un segnale indiretto di fiducia nelle prospettive economiche e nella tenuta della politica fiscale. Molto dipenderà, nei prossimi mesi, dalle scelte della Bce sui tassi e dal contesto politico interno» ha precisato Unimpresa. Infine, c’è da comsiderare che il vantaggio per l’Italia legato al calo dello spread non riguarderebbe solo i titoli a 10 anni, ma l’intera curva dei rendimenti: dai titoli a 3, 5 e 7 anni, fino ai Btp più lunghi. A questo si aggiunge un altro fattore rilevante: ogni anno il Tesoro non si limita soltanto a rifinanziare il debito in scadenza, ma emette pure nuovo debito per coprire il disavanzo pubblico. Se si tiene conto di queste nuove emissioni, il volume totale di titoli che lo Stato dovrà collocare sul mercato nel biennio 2025-26 potrebbe arrivare a circa 850 miliardi: 700 miliardi per il rinnovo di titoli in scadenza e almeno 150 miliardi per finanziare il deficit, ipotizzando un disavanzo annuo di circa 75 miliardi. Applicando a questo importo una riduzione media dei rendimenti di circa 60-70 punti base si ottiene un risparmio teorico di oltre 5 miliardi l’anno. E così si arriva ai 10 miliardi di euro di risparmi.