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Superbonus, M5s smentito dai numeri: "Alibi"? Ci è costato 170 miliardi

di Sandro Iacomettivenerdì 24 ottobre 2025
Superbonus, M5s smentito dai numeri: "Alibi"? Ci è costato 170 miliardi

3' di lettura

«Vale 18,7 miliardi di euro, quindi se vogliamo è più leggera delle precedenti», ma «è una manovra su cui pesa la situazione complessiva. Nel 2026, per intenderci le casse dello stato verseranno 40 miliardi per il Superbonus. Se io avessi avuto quei 40 miliardi e non 18, alle Forze dell'Ordine le avrei coperte di aumenti, così come avrei fatto con la sanità, i salari, le imprese, così come avrei fatto per tutto quello che non posso fare perché abbiamo ristrutturato le seconde case e i castelli». Così Giorgia Meloni mercoledì nell’Aula del Senato. Concetto rincarato ieri dal ministro dei rapporti col Parlamento Luca Ciariani: «È chiaro che se avessimo le decine di miliardi di euro che hanno scavato un buco nel deficit con il Superbonus potremmo fare una Manovra molto più ricca e generosa, ma purtroppo non li abbiamo e facciamo di necessità virtù». Un misero alibi per nascondere le incapacità del governo? Le opposizioni non hanno dubbi. «Il ministro Ciriani, come la premier Meloni, approccia la miserevole Legge di bilancio rispolverando il Superbonus, peraltro utilizzato anche da questo Governo, in funzione di Superalibi per lo squallore degli interventi messi in campo dall’Esecutivo», recita una nota dei parlamentari M5S delle commissioni Bilancio e Finanze. «Giorgia Meloni si svegli dal suo sogno di un Paese dei balocchi e torni a guardare in faccia la realtà. Il Superbonus è stato approvato dalla Lega e da Forza Italia». Concetto su cui, manco a dirlo, si esercita anche Maurizio Landini che, orfano della guerra a Gaza, è tornato ad occuparsi di conti pubblici: «Che la scarsità di risorse in Manovra sia colpa del Superbonus è ipocrisia, perché lo hanno votato e difeso tutti».

Il segretario della Cgil, per una volta, non ha tutti i torti. In effetti all’inizio lo scontone sulle ristrutturazioni edilizie senza condizioni o vincoli per rimettersi a posto la casa “gratuitamente”, come amava declamare l’allora premier Giuseppe Conte, piaceva un po’ a tutti. Anche perché quel buontempone di Roberto Gualtieri, all’epoca ministro dell’Economia, aveva fatto credere che la misura sarebbe costata pochi spicci. Colpa delle proroghe, si è poi giustificato. Cosa verà fino a un certo punto perché la prima la firmò proprio lui. Sta di fatto che la stima prima si aggirava sui 35 miliardi, poi è diventata di 61, in seguito 86 e infine 160. Ma non è finita. nell’aprile del 20[/INIZIO-TESTO]24 l’Upb ha stimato un impatto sul debito pubblico di circa l’1,8% nel triennio 2024-2026, con un conto complessivo che supererebbe i 170 miliardi. Stessa musica per la Corte dei Conti, che ha parlato di 165 miliardi di euro, aggiungendo che l’impatto graverà sulle casse dello Stato per decenni. Per carità, qualche beneficio c’è stato. Secondo la Banca d’Italia la norma ha infatti prodotto un maggiore gettito, che avrebbe alleggerito il costo netto della misura. Per gli esperti di via Nazionale l’impatto reale sul bilancio pubblico tirando tutte le somme sarebbe di “soli” 100 miliardi. Ammettiamo che sia così. Vogliamo mettere a confronto la cifra con i 18,7 miliardi della legge di bilancio?

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Persino il Fondo monetario internazionale, che prima era la Bibbia e ora che applaude il governo è diventato un gruppo di tristi tecnocrati che non riesce a comprendere i problemi reali della gente, ha raccomandato di eliminare il Superbonus, sostenendo che l'incentivo è inefficiente e ha causato una spesa pubblica eccessiva, che ha contribuito all'aumento del debito pubblico italiano. La manovra si può criticare in tanti modi, ma non negando che l’austerità sia anche il frutto del folle Superbonus.