Buona notizia per chi andrà in pensione nel 2026: il montante contributivo, cioè la somma dei contributi versati durante la vita lavorativa e base per calcolare l’assegno pensionistico, sarà rivalutato del 4,0445% (tasso 1,040445). Lo comunica il Ministero del Lavoro con la pubblicazione della nota Istat prot. 1915604/2025, che certifica la variazione media annua del Pil nei cinque anni precedenti il 2025.Ad esempio, un montante di 250.000 euro diventa 260.111 euro. Per chi si ritira a 67 anni, la pensione annua sale a 14.587 euro, contro i 14.307 euro che avrebbe avuto senza rivalutazione.
Il calcolo, come ricorda ItaliaOggi, segue il metodo contributivo (riforma Dini, L. 335/1995): i contributi, generalmente pari al 33% della retribuzione, formano il montante. Questo viene poi trasformato in pensione annuale tramite i coefficienti di trasformazione, fissati per legge in base all’età (da 57 a 71 anni) e rivisti ogni due anni. Quelli attuali valgono per il biennio 2025-2026.
Pensioni, tutte le novità: come cambia l'assegno nel 2026
La manovra del governo è già in cantiere e presto potrebbe avere un’ossatura chiara e dettagliata pe...Ogni anno il montante è rivalutato in base al Pil nominale a cinque anni, non all’inflazione, per riflettere l’andamento dell’economia. Il tasso 2025 è più alto rispetto al 3,66% del 2024 e al 2,3082% del 2023. Storicamente, dal 1976, il tasso è stato negativo solo due volte: nel 2014 (-0,001927) e nel 2021 (-0,000215). In entrambi i casi non è stata applicata la svalutazione. Grazie al DL 65/2015, il coefficiente non può essere inferiore a 1, con eventuale recupero nelle rivalutazioni successive. Nel 2022, ad esempio, il tasso è stato ridotto da 1,009973 a 1,009758 per compensare il negativo del 2021.In sintesi, il 4,0445% del 2025 premia la crescita economica, aumentando il valore reale dei contributi per i futuri pensionati.




