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Risparmiano poco e non investiamo, serve un balzo del Pil

Compito del Governo attivarsi e contribuire al rilancio dell'industrializzazione e delle basi che la rendono competitiva: innovazione, formazione, logistica, trasporti
di Bruno Villoismercoledì 12 novembre 2025
Risparmiano poco e non investiamo, serve un balzo del Pil

3' di lettura

La polemica tra maggioranza e opposizione sulla definizione di ceto medio, ovvero quella parte, assai numerosa fino alla crisi sistemica del 2009, ritenuta il più diffuso portatore di spesa grazie a un reddito medio adeguato che fino ad allora era oltre i 50mila euro netti. Adesso è in discussione quale peso abbia ancora e soprattutto da quale livello in su e fino a quale si possa ritenere ceto medio. I dati dei maggiori organismi di ricerca continuano a confermare che la famiglia italiana sia in posizione apicale in Europa per la capacità di risparmio, la proprietà della abitazione, l'entità dei depositi bancari e degli investimenti finanziari. Sciorinando pero i dati emergono una realtà in chiaro scuro, la media dei depositi bancari si attesta intorno ai 15mila euro, ma beni 2/3 sono inferiori del 20%, solo 1/6 del totale è nella fascia tra i 12 ei 50 mila euro e meno del 7% ha un deposito tra i 50 ei 250mila euro. La proprietà di una casa riguarda oltre il 75% delle famiglie, sono però oltre 5 milioni le famiglie, ovvero più di 1/4 del totale, che vivono in affitto.

Per quel che riguarda i risparmi in strumenti finanziari, l'Italia si posiziona al quarto posto del mercato degli investitori in Europa, con oltre 15 milioni di italiani che investono in strumenti regolamentati, fondi d'investimento intorno ai 2/3, poco meno di 1/3 direttamente in azioni, mentre i titoli di Stato sono particolarmente presenti nel portafoglio dei piccoli risparmiatori. Negli ultimi anni sta prendendo piede la fornitura di prodotti previdenziali integrativi. In generale solo circa il 25% degli italiani punta investimenti finanziari, persistendo una prevalenza di liquidità ferma sui conti correnti o investimenti in strumenti più tradizionali, come i titoli di Stato percepiti come meno rischiosi. Il dato sui depositi e del ricorso limitato agli strumenti finanziari, evidenzia che gli italiani sono meno “ricchi” di quanto si pensa, o almeno lo sono ufficialmente, cassette di sicurezza a parte.

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Bene ricordare che il quadro socio economico di questi ultimi 15 anni, in concomitanza con la crisi sistemica, durata oltre 8 anni, il covid e il seguito inflativo, ha indebolito la capacità di risparmio degli italiani, condizione che si è e si sta ripercuotendo in maniera rilevante sui consumi. La spesa media mensile per i consumi delle famiglie si attesta intorno ai 2800 euro, un dato sostanzialmente stabile rispetto ai precedenti 2023-24. La spesa procapite perla famiglia media italiana composta da 2,3 persone, indicativamente è di circa 1200 euro persona. La salute, ben più che in passato, erode ad ogni famiglia circa 120/30 euro al mese, che incidono anch'essi sulla propensione alla spesa, sempre più anche alimentare.

Più che confrontarsi su chi è la classe media e su come riportarla ad essere al centro dei consumi, giusto e opportuno è ridurre la pressione fiscale, nei limiti dei criteri di spesa, ma lo è ancor di più fissare un piano Paese che sia in grado di recuperare crescita, ormai ancorata ai minimi da oltre tre lustri. Solo un Pil in aumento stabile oltre il punto e mezzo può riuscire a rinvigorire lo stipendio del lavoro dipendente e il reddito della grande maggioranza delle partite Iva. Compito del Governo, ma anche delle categorie economiche, attivarsi e contribuire, per il privato anche con mezzi finanziari propri, al rilancio dell'industrializzazione e delle basi che la rendono competitiva: innovazione, formazione, logistica, trasporti.

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