Cerca
Logo
Cerca
+

Piazza Affari ancora in rosso. Schizza lo spread

Le Borse europee stentano. Tensione per i Bonos di Madrid: rendimento record. Paura per la crisi del debito Usa

Lucia Esposito
  • a
  • a
  • a

Occhi puntati sulle Borse dopo il lunedì di fuoco: i mercati vivono una mattinata altalenante, segnata da buoni rialzi in apertura delle contrattazioni, da un successivo rallentamento e da un nuovo, più contenuto, rimbalzo. Poi nel pomeriggio, dopo la revisione al ribasso delle stime sul Pil americano, la Borsa italiana ha ricominciato a perdere terreno. A fine giornata Milano è stata la peggiore tra le principali piazze europee: il paniere principale Ftse Mib ha chiuso sui minimi di giornata lasciando l'1,54% mentre il complessivo All share l'1,41 per cento. Tra gli altri listini principali lievemente positiva solo Londra che è salita dello 0,02%, Francoforte ha perso lo 0,8% e Parigi lo 0,46 per cento.  A rendere la giornata nervosa agivano più fattori: dalla crisi del debito statunitense all'asta di Bonos spagnoli, i titoli di Stato di Madrid. Una frecciata al mondo della finanza è arrivata anche dal Vaticano: il cardinale Tarcisio Bertone ha puntato il dito contro "l'insostenibilità del mercato totalmente autoreferenziale". Spread dei Btp e asta spagnola - Per quel che riguarda i nostri titoli di Stato si manteneva stabile, a livelli alti, il differenziale rispetto alla cedola di riferimento, il Bund tedesco. In apertura lo spread era a quota 473 punti base, e la forbice d'oscillazione nel corso della mattinata ha segnato una scostamento massimo di quattro punti verso l'alto. Successivamente però il differenziale è schizzato fino a 490 punti base. La Spagna, da par suo, ha collocato titoli di Stato a 3 e 6 mesi per 2,98 miliardi di euro, quasi l'importo massimo - 3 miliardi - previsto dal Tesoro di Madrid. Pessime notizie, però, sono arrivate dal fronte dei rendimenti: nel primo test sul mercato del nuovo premier, Mariano Rajoy, il tasso che Madrid ha dovuto sottoscrivere su scadaneza trimestrale è raddoppiato, passando dal 2,292% al 5,11 per cento. Per le cedole a sei mesi il tasso è salito al 5,227% risopetto al precedente 3,302%, registrato soltanto il mese scorso. Crisi del debito Usa - A preoccupare i mercati internzionali è anche il fallimento della supercommissione staunitense incaricata di trovare un accordo per la riduzione del debito a stelle e strisce. Uno stop che pesa come un macigno, in particolare per le rinnovate minacce da parte della agenzie di rating Standard & Poor's e Moody's, che pur cofermando il debito di Washington lasciano intendere che un nuovo downgrade - il secondo da agosto - sarebbe nelle corde dei colossi delle valutazioni. I mercati, inoltre, attendevano le stime sul Pil americano, da cui erano attesi segnali di ripresa, puntualmente disattesi. Bertone contro i mercati - Sulla crisi dei mercati ha voluto prendere posizione anche il Vaticano. A parlare è stato il cardinale Tarcisio Bertone, che ha spiegato come "la crisi economica pone in evidenza l'insostenibilità del mercato totalmente autoreferenziale" e "solleva nuove questioni circa la responsabilità e l'etica dei processi finanziari. Nell'Europa di oggi - ha continuato - è sempre più difficile distinguere tra verità, errori e menzogne. Un certo pluralismo non vuole permettere che si distingua tra il bene e il male. Accanto ad una sana laicità è presente un laicismo intollerante. Il principio della non discriminazione - ha spiegato Bertone - spesso viene abusato come arma nel conflitto dei diritti per costruire una dittatura del relativismo che tende ad escludere Dio, la dimensione comunitaria e pubblica della fede o la presenza di simboli religiosi, e che si pone in aperto conflitto con i valori cristiani tradizionali: contro il matrimonio tra un uomo e una donna, contro la difesa della vita dal concepimento alla morte naturale". Chi sale e chi scende - Tornando a Piazza Affari, ha accusato le maggiori perdite il listino di Milano accusa le maggiori perdite il comparto finanziario, con gli istituti di credito in forte calo a eccezione di Bpm, balzata in controtendenza di quasi il 10 per cento. Flessioni per buona parte degli energetici, per tecnologici e telecomunicazioni; in ordine sparso gli industriali, giù il lusso. In calo il controvalore degli scambi, sceso a 1,5 miliardi. Come detto è rosso profondo per i finanziari: la peggiore è Azimut (-6,31%) seguita da Fonsai (-5,75%) e Banco Popolare (-5,87%). Male le banche: Unicredit cede il 4,17% e Intesa Sanpaolo, in attesa di sciogliere il nodo della nomina del nuovo amministratore delegato, il 2,43%. Mps segna -3,3% e Bper -3,96%. Tra gli industriali, non riesce il rimbalzo a Finmeccanica che, dopo una mattinata brillante, si ferma a +0,27%; sale Prysmian (+2,93%), bene anche Pirelli (+0,55%) mentre Fiat lascia sul terreno il 2,95% e Fiat Industrial lo 0,59%. In controtendenza la controllante Exor (+1,68%) Pesante Stm (-5,39%), in calo Telecom (-2,29%) e Mediaset (-2,71%). Tra gli energetici, Eni segna -1,9%, piatta Enel (+0,07%), giù A2a (-1,03%); poco mossa, fuori dal Ftse Mib, Edison (-0,3%) che ieri ha depositato alla Consob la richiesta di esenzione dall'obbligo di opa. Flessioni per Autogrill (-1,8%) e Atlantia (-0,29%); giù Parmalat (-1,17%) e Tod's (-1,11%) mentre strappa un rialzo Lottomatica (+0,57%).

Dai blog