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Ancora una notte di fuocoIsraele si prepara all'attaccodi Gaza anche via terra

I governo israeliano ha richiamato 75mila riservisti pronti a combattere: l'Home Front Command: "Pronti ad almeno 7 settimane di battaglia"

Nicoletta Orlandi Posti
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  I venti di guerra sono ormai diventanti tormente a Gaza dove la battaglia è aperta e non accenna a nessuna tregua. E' proseguita per tutta la notte l'offensiva aerea israeliana sulla Striscia di Gaza con 85 raid in sei ore. Quattro attacchi sono stati sferrati contro la sede del governo di Hamas a Gaza, causando gravi danni, e un altro ha preso di mira il campo profughi di Burej, nel nord della Striscia, dove ci sono stati almeno 35 feriti. Lo hanno reso noto fonti palestinesi. E' proseguito anche il lancio di razzi verso il sud di Israele: due sono caduti nella zona di Ashkelon, in in quella di Sderot e un altro a Shaar Negev, senza causare vittime. Obiettivi dell'attacco sul campo profughi erano la casa di un dirigente di Hamas e una moschea. Il quartier generale del governo di Hamas, nel quartiere Nasser, dove il capo del governo Ismail Haniyeh aveva accolto poche ore prima il premiere egiziano Hisham Qandil, è stato quasi completamente raso al suolo e le case circostanti sono state danneggiate. Colpito anche un commissariato di polizia. E' il quarto giorno consecutivo dell'offensiva israeliana "Pilastro di difesa" che ha già provocato la morte di 31 palestinesi e il ferimento di altri 280.  Dopo 72 ore di attacchi aerei ora Israele sembra già pronta per l'offensiva di terra. Con carri armati e truppe schierate lungo il confine della Striscia lo Stato ebraico ha fatto sapere di aver chiuso al traffico civile le tre principali strade che circondano Gaza. Mossa che potrebbe rappresentare un antefatto logistico all'attacco di terra, ventilato dallo stesso premier Benjamin Netanyahu che ha chiaramente esternato la sua volontà di "estendere" l'offensiva. Già nell'Operazione Piombo Fuso gli israeliani sigillarono prima dell'attacco le aree al confine con l'enclave costiera per dispiegare i blindati, i carrarmati e le truppe che poco dopo vennero impiegati nell'attacco. Aree che restarono sigillate per giorni anche dopo la fine delle operazioni.  A far propendere per l'avvio della fase preparatoria dell'offensiva sono anche le indiscrezioni sulla decisione del governo di richiamare altri 45.000 riservisti oltre i 30.000 già mobilitati, per un totale di 75mila soldati pronti a combattere e, soprattutto, già addestrati. Pare infatti che da quando è finita l'operazione "Piombo fuso" Israele non abbia mai smesso di addestrare il suo esercito. "Non è nostra intenzione entrare in guerra - ha detto il presidente Simon Peres - . Speriamo che questa operazione non duri un minuto di più del richiesto".  Ma i movimenti di Israele in queste ore sembrano dimostrare solo il contrario. Così come le dichiarazioni del vice premier Silvan Shalom che non ha escluso che il conflitto possa allargarsi a macchia d'olio ai paesi vicini, Libano e Siria. "Tutte le opzioni - ha detto - sono aperte". Mentre il comandante dell'Home Front Command, il generale di divisione Eyal Eisenberg, ha informato le autorità locali in un raggio di 75 km dall'enclave costiera, di "prepararsi ad almeno 7 settimane di battaglia".    Intanto la diplomazia continua a muoversi per evitare il peggio: il premier egiziano, Hisham Qandil è andato a Gaza e il presidente Mohammed Morsi, ieri contattato dal segretario di Stato Hillary Clinton che gli ha chiesto senza mezzi termini una mediazione, ha affermato che "il Cairo non lascerà Gaza da sola". Morsi ha anche chiamato il presidente del Consiglio Mario Monti accogliendo il suo invito a "svolgere un ruolo attivo nel perseguire un rapido accordo per una tregua".  Il presidente Usa Barack Obama ha poi telefonato al premier turco Recep Tayyip Erdogan ed entrambi hanno espresso il desiderio comune di vedere la fine delle violenze. Una delegazione tunisina, guidata dal ministro degli Esteri Rafik Abdessalem, è arrivata in mattinata a Gaza. La delegazione è entrata nella Striscia attraverso il valico di Rafah, proveniente dall'Egitto. E' previsto un incontro con il primo ministro del governo di Hamas, Ismail Haniyeh. Si tratta della seconda visita di una missione araba dall'inizio dell'operazione  militare israeliana Pilastro di Difesa, dopo quella compiuta ieri dal primo ministro egiziano Hesham Qandil. L'Alto rappresentante della politica estera dell'Ue, Catherine Ashton, ha lanciato un appello per mettere fine all'escalation. "I razzi lanciati da Hamas e da altre fazioni presenti a Gaza, che sono all'origine dell'attuale crisi, sono totalmente inaccettabili", ha sottolineato in un comunicato. Mentre il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, ha sentito al telefono i colleghi israeliano, Avigdor Lieberman, ed egiziano, Kemal Amr e ha auspicato un abbassamento della tensione. Intanto sul tavolo del Consiglio di sicurezza Onu c'è una bozza di dichiarazione proposta dal Marocco in cui si chiede alle parti di interrompere subito tutte le attività militari. Il 29 alle Nazioni Unite si presenterà il presidente dell'Autorità palestinese, Abu Mazen per chiedere il passaggio della Palestina a stato non membro. "Non ci ostacoleranno - ha detto Mazen - noi il 29 saremo lì".  

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