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Gaza, la tregua non regge: 70 morti

Ignazio Stagno
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Non c'è pace in Medio Oriente. La tregua tra Israele e Hamas siglata per consentire di evacuare i morti dopo un pesante bombardamento nel quartiere di Shejaya, a Gaza City, è durata meno di un'ora. L'esercito israeliano ha reso noto che i propri soldati hanno sparato "per rispondere al fuoco di Hamas". La fase terrestre dell'operazione "Margine di Protezione" si allarga: al tredicesimo giorno di conflitto almeno 87 palestinesi sono morti oggi nella Striscia di Gaza, 62 dei quali a Sajaya, il sobborgo di Gaza City pesantemente colpito dall'offensiva israeliana. Tra le vittime di Shebaya ci sarebbero anche donne e bambini, un infermiere e un cameraman, deceduti dopo che è stata colpita l'ambulanza su cui viaggiavano. La radio militare parla invece di tredici soldati israeliani morti nelle ultime 24 ore. Striscia di sangue - Intanto migliaia di persone fuggono dalla zona. Secondo i commentatori dell'emittente si tratta di una nuova "Sabra e Shatila", il massacro commesso nel 1982 nei due campi profughi palestinesi in Libano dai falangisti cristiani. Sono circa cinquanta i militari feriti da ieri nei combattimenti a Gaza e ricoverati in Israele. Lo riferisce la tv commerciale Canale 10 secondo cui due di loro versano in condizioni gravi. L'esercito israeliano, riferiscono i suoi portavoce, ha avuto finora cinque morti. Duro il commento del segretario di Stato americano, John Kerry: "Hamas usa i civili come scudo e rifiuta ostinatamente un cessate il fuoco". Ha poi aggiunto che Israele "ha tutti i diritti del mondo di difendersi", sottolineando che nessuno paese sotto attacco resterebbe immobile. 

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