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Bce, le voci su Mario Draghi: i governatori "falchi" in rivolta

Giulio Bucchi
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L'Europa e quella manovra a tenaglia contro l'Italia. Nelle stesse ore in cui il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker ha attaccato frontalmente il premier Matteo Renzi ("Non siamo una banda di burocrati, altrimenti vi avremmo già bocciato", con replica da Palazzo Chigi "l'Italia merita rispetto"), da Francoforte spuntano voci di una fronda dei banchieri contro il presidente della Bce Mario Draghi. Le trame dei falchi contro Draghi - A rilanciare i rumors è l'autorevole agenzia britannica Reuters, secondo cui i banchieri nazionali sarebbero "infastiditi dal fatto che Draghi abbia fissato un target di aumento del bilancio della Bce subito dopo che il consiglio che governa la politica dell'istituto si era accordato proprio per non rendere pubblico alcun dato". "Ora tutto quello che facciamo - è la versione di una fonte - è valutato sulla base dell'obiettivo di aumentare il bilancio di mille miliardi (di euro)... Ci ha creato un problema". La contestazione sotterranea verso Draghi arriva in un momento cruciale per la sopravvivenza dell'Unione europea. Mercoledì andrà in scena la tradizionale cena dell'Eurotower, dove i falchi potrebbero esternare la loro opposizione. Seguirà la riunione del direttivo, possibile luogo ufficiale dello scontro. E tra qualche mese Draghi potrebbe dover assumersi la responsabilità di azioni di politica monetaria più audaci di quelle già prese (per esempio, decidere di acquistare titoli di debito sovrani) per contrastare crisi economica, deflazione e stagnazione. "Mario fa tutto da solo" - Un fronte, questo, già difficilissimo per l'opposizione di molte banche nazionali, a cominciare da quella tedesca. Non a caso, molti governatori contestano a Draghi una condotta troppo "personalistica", "poco collegiale" ed esuberante dal punto di vista della comunicazione. "Mario è più riservato (rispetto al suo predecessore Jean-Claude Trichet, ndr)... e meno collegiale. I governatori nazionali qualche volta si sentono tenuti all'oscuro, fuori dal giro", spiega un veterano della Bce alla Reuters. "Jean-Claude era solito consultare e comunicare di più. Lavorava un sacco per creare consenso". Un po' le stesse critiche che tanti, anche a Bruxelles, sono pronti a sottoscrivere sostituendo però il soggetto: non più Mario, ma Matteo.

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