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Stati Uniti, i nomi in corsa per la presidenza del dopo-Obama

Gian Marco Crevatin
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Cory Gardner, Tom Cotton, Thom Tills e Joni Ernst, ma pure Scott Walker, Paul Ryan, Jeb Bush, sono i volti e i nomi nuovi dell'area moderata americana, che magari vi dicono poco o nulla oggi, ma potrebbero significare molto fra due anni, quando si voterà per l'elezioni presidenziali americane nel 2016. Sono i papabili candidati moderati che alle elezioni di metà mandato hanno stracciato i candidati democratici. Nomi che, nella notte della disfatta dem, potrebbero diventare i papabili protagonisti nella battaglia per la "nomination" al candidato repubblicano alla Casa Bianca.  Nuova via - La vittoria alle elezioni di Midterm è stata importante per ciò che ha rappresentato ma soprattutto per ciò che ha cancellato: i repubblicani hanno accantonato i candidati più radicali (che rischiavano di spaventare l'elettorato più moderato) e hanno scelto una via meno da vecchio establishment: come il caso di Chris McDaniel, candidato noto per alcune prese di posizione omofobe, razziste e sessiste ma al contrario sono emersi candidati che hanno scansato (forse una volta per tutte) gli estremisti dalle primarie. Le star moderate - Su tutti Cory Gardner, 40enne con grandi capacità comunicatore che ha schiantato il solido senatore Udall, che aveva costruito la propria fortuna sull'immagine di Barack Obama, o Tom Cotton dell'Arkansas, lo stato dei Clinton e Tom Thrills, che ha riportato un successo cruciale nel Nord della Carolina. Un posto in nomination se l'è guadagnato pure Scott Walker, al di là della ovvia vittoria "telefonata" nel Wisconsin e anche Paul Ryan, due anni fa vice di Romney nella corsa alla White House. Infine Jeb Bush, governatore della Florida dal 1999 al 2007, l'ultimo dei Bush appare meno attaccabile dei precedenti. A due anni dalle elezioni, in area repubblicana, c'è solo l'imbarazzo della scelta.

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