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Grecia, i bambini disabili vivono dentro alle sbarre: "Le gabbie li rendono più liberi"

Mirko Mazzola
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Sei anni fa, un gruppo di studenti europei che trascorse un periodo di apprendistato, denunciò le condizioni deprecabili di un centro per bambini disabili di Lechaina, in Grecia. Oggi in un lungo reportage la Bbc ritorna sulla questione, mostrando quanto poco sia cambiato per i 65 ragazzini che ancora continuano a vivere chiusi in gabbie di legno. Le sei operatrici (due per piano) che vi lavorano seppur senza percepire da un anno lo stipendio, si dicono costrette a ricorrere a tali rimedi per controllare i bambini ed evitare che si facciano male. Una di loro, che preferisce restare anonima, racconta alla Bbc che le sbarre sono state addirittura un'evoluzione che permette ai bimbi di essere più "liberi". Precedentemente, infatti, gli sfortunati ospiti venivano legati mani e piedi al letto anche per tutto il giorno. "Nessuna data" - Il Paese, intanto, dà la colpa alla crisi asserendo che la mancanza di soldi non permette l'aumento del personale che porterebbe ad un cambiamento della gestione dei pazienti. Con una inchiesta del 2010 condotta dal difensore civico greco, Ombudsman, furono denunciate violazioni dei diritti umani, le motivazioni furono spiegate nel seguente rapporto: "Le condizioni di vita degradanti, la privazione di cure e di sostegno, l'uso di farmaci sedativi, bambini legati, l'uso di gabbie-letti in legno per i ragazzini con difficoltà di apprendimento, la sorveglianza elettronica". Solo allora partirono dei superficiali lavori di ammodernamento, tra cui paradossalmente, la tinteggiatura delle sbarre che tengono chiusi i bambini. La situazione sembra essere destinata a restare la stessa nell'immediato futuro e lo si capisce anche dalle parole di Efi Bekou, ministro del Welfare ellenico, che ha dichiarato: "Purtroppo , non posso darvi una data entro la quale i bambini saranno trasferiti da questo istituto".

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