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Bradley Manning, la talpa di Wikileaks, condannato a 35 anni di reclusione

Bradley Manning

Il soldato si scusa: "Mi dispiace che le mie azioni abbiano danneggiato delle persone e gli Stati Uniti"

Eleonora Tesconi
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La talpa di Wikileaks, il soldato americano Bradley Manning, è stato condannato a 35 anni di carcere per aver passato al sito di Juliane Assange migliaia di file segreti del dipartimento di Stato e del Pentagono. Manning rischiava fino a un massimo di 90 anni di reclusione, anche se la procura ne aveva chiesti 60, compreso il congedo per disonore e una multa da 100mila dollari, per aver "messo in grave pericolo il sistema difensivo degli Stati Uniti". Secondo la sentenza, emessa dalla Corte Marziale di Font Meade, che ha ridotto di fatto la richiesta del procuratore militare, Manning è stato ritenuto colpevole di venti capi d'imputazione, di cui sette rientranti nell'Epionage Act, ma è stato invece prosciolto dall'accusa più grave, quella di aver "aiutato il nemico", per la quale è previsto l'ergastolo. Alla condanna di 35 anni dovranno essere sottratti, come ricorda il giudice militare, colonnello Denise Lind, 1293 giorni (tre anni e mezzo) di detenzione già scontati. Nel 2010, la talpa, secondo il Tribunale militare, avrebbe ''mostrato un grave disprezzo per l'interesse nazionale'', quando lavorava come analista di Intelligence in Iraq e aveva copiato e trasmesso a Wikileaks i documenti segreti. La Corte Marziale ha fatto anche sapere che la sentenza Manning deve ''costituire un monito'' per il futuro, per tutti i soldati che fossero intenzionati a divulgare informazioni riservate. "Mi dispiace che le mie azioni abbiano danneggiato delle persone e gli Stati Uniti", si scusa l'imputato davanti alla Corte a stelle e strisce che lo ha condannato. "Voglio andare avanti - ha aggiunto - ma capisco che devo pagare un prezzo".

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